"L' Altra Molfetta" di Aprile 2025
Articolo del dott. Francesco Stanzione
Molto si è fino ad ora scritto sulla processione dei Misteri del Venerdì Santo, curata dall'Arciconfraternita di S. Stefano, e sulle sue origini; un po' meno si è scritto, invece, sulla processione del Sabato Santo, meglio conosciuta come "della Pietà", e relativa primitiva composizione ed evoluzione nel corso dei secoli.
Ciò probabilmente perché, essendo la processione dei Misteri da sempre esistita con le stesse cinque statue che tutti conosciamo, è stato molto più facile descriverla.
Ad essa hanno fatto riferimento, nella loro "Storia di Molfetta", anche autorevoli autori quali Michele Romano (1842), Antonio Salvemini (1878) e Gaetano de Luca (1884) che citano tutti la processione del Venerdì Santo e le cinque statue che la compongono, ma non fanno riferimento alcuno alla processione della Settimana Santa curata dall'Arciconfraternita della Morte, tranne (citata dal Romano) l'esistenza, presso questo sodalizio, di una statua di S. Giovanni la cui fattura è definita "ottima" senza però citarne l'autore.
Per quanto riguarda la processione della Pietà, da me definita "la grande processione del Sabato Santo" (traendo spunto da un manoscritto di Giuseppe Peruzzi del quale ho realizzato anche una pubblicazione nel 2019), c'è da dire che, nonostante pochissimo o quasi nulla altri abbiano scritto, molto invece c'è da dire, soprattutto per quanto riguarda la sua composizione che non è nata con sette statue come attualmente, ma si è evoluta nel corso di quasi tre secoli, tra il 1700 e gli inizi del 1900.
Il Peruzzi riferisce che l'8 settembre 1794, sotto il Priorato del Notar Don Domenico Visaggio, l'Arciconfraternita della Morte rivolse a Mons. Gennaro Antonucci (Vescovo di Molfetta dal 3 novembre 1775 al 21 marzo 1804), una supplica volta ad ottenere l'assenso del Tribunale Misto di Napoli, capitale del Regno delle Due Sicilie, per la istituzione di una processione in onore di Maria SS. della Pietà, durante la Settimana Santa.
Il Vescovo, accolse questa supplica, proponendo al Tribunale Misto l'accoglimento della richiesta dei confratelli. Il Tribunale Misto, viste la istanza dell'Arciconfraternita supplicante e la relazione favorevole del Vescovo della Diocesi, con Decreto del 17 Novembre 1795 autorizzò il Pio Sodalizio a svolgere la processione della Pietà nelle ore antimeridiane del Sabato Santo.
Da ciò si può dedurre che la statua di Maria SS. della Pietà abbia varcato per la prima volta il portone della Chiesa del Purgatorio nelle prime ore del Sabato Santo 1796 (26 marzo), ma è proprio sicuro?
Effettivamente, anche se il Peruzzi pone al 17 novembre 1795 la istituzione della processione del Sabato Santo, si ha motivo di pensare che agli inizi del settecento una processione della Pietà esistesse già; da quanto tempo non è dato di sapere, ma dagli atti della visita pastorale di Mons. Pompeo Sarnelli, Vescovo di Bisceglie, che il 4 giugno 1699 visitò la Chiesa di Santa Maria de Principe (o della Morte), risulta che l'Arciconfraternita della Morte sicuramente già curava il culto dei Dolori di Maria SS. in quanto al nome originario aveva sovrapposto quello di "Santa Maria del Pianto"… della Pietà, appunto.
Inoltre sotto l'altare, custodita da un vetro, si trovava una statua di Cristo Morto e nella chiesa vi erano altre immagini di Santi. La prova storica dell'esistenza di una processione è data però da quanto, sedici anni dopo, Mons. Fabrizio Antonio Salerni, Vescovo di Molfetta, riporta durante la sua visita pastorale del 29 novembre 1715.
Nel corso di questa visita, risultò esservi nella Chiesa della Morte "una Croce grande per la processione del Venerdì Santo", che si svolgeva nelle ore serali, con un certo numero di statue, dal momento che Mons. Salerni rileva anche la presenza di "un armadio nel quale erano custodite le statue, mentre in uno stipes concavus c'era la statua lignea di Cristo Morto".
Inoltre, dall'inventario degli oggetti di proprietà della confraternita, presentato al Vescovo per la visita pastorale, si ricava che vi fosse "una statua della Madonna dei Sette Dolori, per la quale la confraternita possedeva una veste, un busto, due maniche, un velo e un manto; similmente per la statua della Veronica vi erano una veste, un busto, due maniche, un velo e il sudario; si conservavano anche due parrucche".
Altre statue sono descritte come Cristo al Calvario e S. Maria del Pianto.
Sulla base di quanto rilevato da Mons. Salerni nel 1715, Mons. Luigi Michele de Palma, nel suo preziosissimo volume "La Confraternita della Morte di Molfetta nei secoli XVII - XVIII", edito dalla Tipografia Mezzina nel 1984, ipotizza che "non si può stabilire né escludere che anche la statua della Madonna dei Sette Dolori fosse portata in processione il Venerdì Santo. La presenza di questa statua avrebbe comunque un logico inserimento nel quadro delle immagini proposte dalla processione, poiché da una parte ci sarebbe il gruppo composto dal Cristo deposto tra le braccia di Maria, dall’altra l'incontro di Cristo che sale il Calvario carico della croce, con la Madre e una pia donna che, secondo la tradizione popolare, gli asciugò con un lino il volto ferito".
Sempre Mons. Salerni, a proposito dell'itinerario di questa processione, riporta altresì che "la sera del Venerdì Santo esce dalla Chiesa della Morte per la strada di S. Lorenzo, va per la Piazza, per il Salvatore, passa per la Catedrale si avvia per S. Girolamo, per S. Pietro, per la Mente, esce per il Borgo, rientra per la Porta del Castello, e per li Molini torna alla medesima Chiesa".
Riferendosi alla odierna toponomastica, la processione, appena uscita dalla Chiesa della Morte, girava immediatamente per via S. Orsola, andava per via Piazza, via del Salvatore e largo Chiesa Vecchia giungendo al Duomo (a quel tempo Cattedrale); non è chiaro, da quanto scritto, se vi sostasse o meno… comunque, imboccando la attuale via Preti e girando subito per via S. Girolamo dalla parte posteriore del Duomo, ritornava su via Piazza e da qui girava per via S. Pietro da cui, attraverso piazza Municipio, percorreva tutta via Amente, ritornando su via Piazza e da qui, passando sotto l'Arco, attraversando via Dante Alighieri, per piazza Municipio e il tratto terminale di via Morte, rientrava in chiesa.
Da quanto sin qui scritto quindi, la processione del Sabato Santo, agli inizi del Settecento esisteva già, usciva nelle ore serali del Venerdì Santo ed era composta da almeno tre statue: la Veronica, Cristo al Calvario e la Pietà, con la probabile aggiunta della Addolorata, che ne porterebbe il numero a quattro.
Ritornando al Peruzzi, questi conferma che l'assetto originario della processione era costituito da quattro statue (Cristo al Calvario, la Veronica, S. Maria Maddalena e la Pietà); tale fu quindi la composizione della processione fino al 1828. La statua della Maddalena fu però sicuramente aggiunta nel corso del 1700 e comunque non prima della visita pastorale di Mons. Salerni alla Chiesa della Morte, il 29 novembre 1715, perché altrimenti ve ne sarebbe stata menzione.
L'assemblea dei confratelli dell'Arciconfraternita della Morte del 12 aprile di quell'anno (sabato successivo alla Pasqua), allo scopo di rendere sempre più bella la processione, deliberò di affidare al grande artista napoletano Francesco Antonio Verzella, al costo di ottantasei ducati, la realizzazione di una statua in legno di S. Giovanni, che uscì per la prima volta il 30 marzo 1829 e fu affidata alla Confraternita dell'Immacolata.
Pertanto dal 1829 in poi le statue furono cinque, portate da altrettante confraternite: Veronica (Confraternita della Purificazione), Calvario (Confraternita di Loreto), Maddalena (Confraternita della Visitazione), S. Giovanni (Confraternita dell'Immacolata), Pietà (Arciconfraternita della Morte).
Dopo dodici anni, l'assemblea dei confratelli del 26 dicembre 1841 deliberò l'acquisto, al prezzo di circa duecento ducati, di una statua in legno di S. Pietro, che sarebbe stata realizzata da un artista napoletano e, nella successiva assemblea del 12 marzo 1842, il Priore Don Giovanni Antico comunicò che il nuovo simulacro sarebbe arrivato a Molfetta dopo pochi giorni, per essere portato in processione durante l'imminente Sabato Santo che quell'anno fu il 26 marzo.
Per altri settantuno anni, dal 1842 al 1913, la composizione della processione del Sabato Santo con sei statue, fu la seguente: S. Pietro (Confraternita del Carmine), Veronica (Confraternita della Purificazione), Calvario (Confraternita di Loreto), Maddalena (Confraternita della Visitazione), S. Giovanni (Confraternita dell'Immacolata), Pietà (Arciconfraternita della Morte).
Durante questo periodo, appena due anni dopo, sotto il priorato del sig. Stefano Salvemini, poiché la primitiva statua della Veronica era costituita da un manichino vestito e versava in pessime condizioni, fu acquistata la vecchia immagine lignea della Titolare della Confraternita del Carmine, che fu modificata per divenire quella della Veronica ed uscire in processione per la prima volta il Sabato Santo del 1845 (22 marzo).
A distanza di sessantuno anni l'assemblea dei confratelli del 19 febbraio 1906 avrebbe poi deliberato la sostituzione di questa statua, effettivamente di non pregevole fattura, con una nuova realizzata in cartapesta dallo scultore molfettese Giulio Cozzoli al costo di ventiquattromila lire e che andò in processione il Sabato Santo 1907 (30 marzo).
Intanto gli inizi del 900, esattamente il 10 marzo 1901 sotto il priorato del sig. Bonifacio Pansini, l'assemblea dei confratelli introdusse la consuetudine, tutt'ora vigente, che in via Dante, nel tratto compreso tra il numero civico 91 e l’angolo di Vico Giovine, siano quattro sacerdoti a portare a spalla la sacra immagine della Pietà. Si legge, infatti, nella delibera: "La Congrega, inteso il Presidente, considerando che tale accompagnamento onora maggiormente la Congrega e la solenne cerimonia viene ammirata dal pubblico, delibera che questo anno (1901) la statua della Vergine Addolorata venga portata a spalla dai Sacerdoti nella processione del Sabato Santo… dall'appello nominale si sono trovati voti affermativi centotre e due negativi. Quindi resta deciso che da questo anno quattro sacerdoti portano a spalla la Beata Vergine nella processione del Sabato Santo e propriamente nella ritirata di essa".
Nel 1908 avvenne invece la sostituzione del vecchio Cristo della Pietà, di manifattura settecentesca, con l'attuale in cartapesta, realizzato anch'esso da Giulio Cozzoli.
Nel 1913 il Priore Mauro Lisena sottopose al Padre Spirituale don Michele Azzollini, la sua intenzione di sostituire con un nuovo simulacro quello del Calvario, ormai in pessimo stato di conservazione e presente fin dalle origini della processione della Pietà. Don Michele Azzollini gli ribatté che essendo quel Calvario un doppione rispetto all'altro presente nella processione dei Misteri dell'Arciconfraternita di S. Stefano, sarebbe stato invece più opportuno sostituirlo con una delle tre Marie presenti sul Golgota al momento della deposizione di Gesù dalla croce: S. Maria Cleofe.
Mons. Pasquale Picone, Vescovo dell'epoca, approvò l'iniziativa di introdurre questa nuova figura nella processione e la realizzazione in cartapesta della statua di S. Maria Cleofe fu affidata nuovamente a Giulio Cozzoli, il quale si adoperò affinché potesse andare in processione il successivo Sabato Santo del 1914 (11 aprile).
Purtroppo l'altezza di questa statua superava in maniera palese quella delle altre, creando visivamente una asincronia, motivo per il quale lo stesso scultore ne rifece un'altra (la attuale) che fu sostituita nel 1924 sotto il priorato del sig. Nicola Iannone, per la spesa di sole duemilaquattrocento lire.
Nel 1927 fu sostituito il S. Giovanni del Verzella, vistosamente corroso dal tarlo, con uno in cartapesta realizzato ancora una volta da Giulio Cozzoli ed arriviamo quindi al 1928, anno in cui era Priore dell'Arciconfraternita della Morte il già menzionato sig. Giuseppe Peruzzi.
La sostituzione di tutte le statue facenti parte della processione della Pietà era ormai avviata da un ventennio, per cui il Peruzzi propose all'assemblea dei confratelli il rifacimento della statua di S. Maria Maddalena, presente in processione fin dagli inizi del 1700, e la introduzione, per volontà del Vescovo Mons. Pasquale Gioia, di S. Maria Salomè, che avrebbe così completato il quadro delle tre Marie, elevando quindi a sette il totale dei simulacri.
Poiché Mons. Gioia aveva espresso anche fermamente di non far realizzare in cartapesta ma in legno le due nuove statue, l'incarico fu affidato al comm. Ferdinando Demetz di Ortisei al prezzo di cinquemilacinquecento lire per la Maddalena, a spese del Priore Peruzzi, e di cinquemila lire per S. Maria Salomè, delle quali si fece spontaneamente carico il primo componente dell'amministrazione sig. Vito Onofrio Binetti.
Il Sabato Santo 1929 (30 marzo) la processione della Pietà fu per la prima volta costituita da sette statue e il Vescovo Mons. Gioia volle ammirarla nella sua interezza da un balcone in via Roma, riportandone però una delusione in quanto la Maddalena, che era stata concepita inginocchiata ai piedi della croce, non era esteticamente accettabile in un contesto di personaggi raffigurati tutti in piedi, rappresentando quindi una sorta di anomalia.
Spinto perciò dal mancato gradimento di Mons. Gioia e dalle tante critiche ricevute, il Peruzzi si offrì di rifare a sue spese la statua in posizione eretta e la realizzazione fu affidata ancora una volta al comm. Ferdinando Demetz per la somma di seimila lire oltre le spese di imballaggio e spedizione; la statua fu consegnata il 20 marzo 1930 e andò in processione nell'imminente Sabato Santo (19 aprile).
Con la introduzione nel 1929 della figura di S. Maria Salomè quindi, "la grande processione del Sabato Santo" ebbe il suo assetto definitivo di sette statue.
Fu invitato di conseguenza a partecipare alla processione un altro sodalizio confraternale, per cui la processione a tutt'oggi è così composta: S. Pietro (Confraternita dell'Assunta), la Veronica (Confraternita del Carmine), S. Maria Cleofe (Confraternita della Purificazione), S. Maria Salomè (Confraternita di Loreto), S. Maria Maddalena (Confraternita del'Immacolata), S. Giovanni (Confraternita di S. Antonio) e la Pietà (Arciconfraternita della Morte).
Ma, anche se dal punto di vista numerico la processione aveva raggiunto la sua definitiva stabilità, altrettanto non poteva dirsi per quanto riguarda i personaggi che la componevano. Infatti, nell'ottica di dare una omogeneità estetica alla sacra rappresentazione, furono successivamente sostituite, ad opera di Giulio Cozzoli, la statua di S. Pietro nel 1948 e quelle pur di recente realizzazione, di S. Maria Salomè (1953) e di S. Maria Maddalena (1956).
La Maddalena di Giulio Cozzoli andò in processione per la prima volta proprio nel primo anno in cui andò in vigore il nuovo orario di uscita della processione della Pietà, in conseguenza del "Novus Ordo" del 1955.
Infatti dal 1956 in poi la Pietà non sarebbe quindi più uscita dopo la mezzanotte tra il venerdì ed il sabato, ma alle ore 13:00 del Sabato Santo per rientrare intorno alle ore 22:30.
Storicamente, sia prima che dopo il "Novus Ordo", la processione della Pietà ha sempre avuto il problema del rispetto dell'orario di rientro perché a ridosso della celebrazione della Veglia Pasquale in Cattedrale.
Precedentemente al 1955 ci sono stati episodi che hanno visto addirittura la Pietà rientrare frettolosamente nel Purgatorio perché stavano già suonando le campane che annunziavano la Resurrezione, ed anche successivamente la Curia Vescovile ha spesso biasimato lo sforamento dell'orario stabilito.
Per questo motivo nel 2005, essendo Priore il dott. Francesco Stanzione (2004/09), fu deciso di anticipare l'uscita della Pietà alle ore 12:00, con inizio della processione alle ore 11:15 e ritirata alle ore 21:30, lasciando un ampio margine di tempo prima dell'inizio della Veglia Pasquale, e così è ancora oggi.
Non sempre però, il Sabato Santo ha visto un regolare svolgersi della processione a causa delle condizioni meteorologiche. Infatti, delle tre processioni del periodo pasquale a Molfetta, la più danneggiata dal maltempo è sempre stata quella della Pietà che addirittura, in un arco di vent'anni (1981-1995-2001) dopo il secondo periodo bellico, non è uscita affatto per ben tre volte.
Basandosi sui ricordi di chi è ancora vivente, sono i seguenti gli anni in cui il Sabato Santo vi sono stati problemi legati alla pioggia.
1951 o 1952 - Una foto documenta che la ritirata della Pietà avvenne sotto la pioggia.
1955 - Il sig. Martino Azzollini, anziano confratello dell'Arciconfraternita della Morte, raccontava che fin da piazza Cappuccini la processione fu funestata da un grande freddo a cui seguì addirittura nevischio, per cui l'itinerario dovette essere ridotto, facendo ritirare la processione da via Domenico Picca anziché da via S. Domenico.
1964 - A quell'epoca la processione entrava, e poco dopo ne usciva, dall'arco di Molfetta Vecchia dopo aver percorso alcune strade del Centro Storico. Qui un improvviso acquazzone sorprese la processione, per cui la Madonna e S. Giovanni trovarono rifugio sotto l'Arco della "Terra", la Maddalena nella Chiesa di S. Anna e le altre statue in diversi portoni di via S. Angelo. Per tutto il percorso, fino alla ritirata, la processione fu accompagnata da una pioggia ad intermittenza.
1971 - La processione uscì con un tempo incerto ed il cielo nero e gonfio di pioggia. Qualche goccia comparve dopo l’uscita della Pietà al "Borgo" e su via Sant'Angelo; a via Annunziata le gocce diventarono pioggerella e all'imbocco di via Immacolata si trasformarono in un vero e proprio diluvio.
S. Pietro, la Veronica, Maria Cleofe, Maria Salomè e la Maddalena dalla Chiesa dell'Immacolata percorsero "al volo" via Gelso, via Giovene e via S. Benedetto fino al Purgatorio, sotto una pioggia torrenziale, mentre le statue di S. Giovanni e della Pietà attesero un po' davanti al portone della Chiesa dell'Immacolata (che non venne aperto per esplicito rifiuto del parroco) per ripercorrere le stesse strade delle altre cinque quando, all'improvviso, la pioggia cessò; la processione si ricompose con due sole statue davanti alla Chiesa di S. Domenico e giunse alla Chiesa del Purgatorio con la Pietà e S. Giovanni grondanti acqua.
Tutti i simulacri subirono gravi danni e rimasero per molto tempo esposti in chiesa a smaltire l'umidità, prima di essere ricollocati nella loro teca.
1972 - La processione era già su via S. Domenico e si apprestava a rientrare quando iniziò a piovere, proprio mentre la Pietà veniva portata a spalla, secondo tradizione, dai Sacerdoti.
1981 - La pioggia impedì completamente lo svolgersi della processione e le statue rimasero nella Chiesa del Purgatorio.
1995 - La pioggia incessante impedì nuovamente, come nel 1991, lo svolgersi della processione.
1997 - Il perdurare della pioggia costrinse la processione ad uscire alle ore 17:00 del pomeriggio. L'itinerario venne percorso in minor tempo, accompagnato da una temperatura molto rigida ed insolita per quel periodo.
2001 - La pioggia, ancora una volta, come nel 1981 e nel 1991, impedì lo svolgersi della processione.
2012 - Appena uscita la statua di S. Pietro, iniziò a cadere qualche goccia d'acqua; il buon senso avrebbe voluto che, sulla base delle precedenti esperienze, la statua rientrasse in chiesa in attesa di un miglioramento, tenendo anche conto che le statue erano state restaurate appena quattro anni prima, nel 2008. Purtroppo la inadeguatezza a prendere decisioni in queste situazioni, portò il Priore a continuare l'uscita delle altre statue, senza nemmeno consultare gli altri due componenti dell'amministrazione; meglio sarebbe stato attendere ancora un po' prima di uscire ed infatti, appena la Pietà arrivò davanti alla Cattedrale, la pioggia si fece più consistente.
Nonostante l'acqua si abbattesse sui simulacri in maniera piuttosto sostenuta, la decisione di coprire la Madonna con dei teli di cellophan tardò ad arrivare, mentre le altre statue, già su via S. Angelo e via Sigismondo, pur se tardivamente coperte, trovarono rifugio presso la Chiesa di S. Gennaro. La Pietà intanto, già bagnata e coperta da un "pietoso" velo di cellophane dal colore inopportunamente celeste, le raggiunge poco dopo. La pioggia cessò alle ore 16.00 circa e la processione poté riprendere il suo itinerario.
2013 - Un tiepido sole primaverile inondava il piazzale antistante la Chiesa del Purgatorio mentre si svolgeva l'uscita della processione. Fino all'arrivo della Pietà davanti alla Cattedrale nulla faceva presagire che dopo qualche metro, nello stesso punto ed alla stessa ora dell'anno precedente, sarebbe improvvisamente iniziato a piovere.
Le altre statue, già su via S. Angelo e via Sigismondo, questa volta vennero immediatamente protette con teli di cellophane e fatte entrare in diversi portoni. La Pietà invece, fece marcia indietro e rientrò nella Chiesa del Purgatorio dove rimase fino al cessare della pioggia, ricongiungendosi dopo meno di un’ora con le altre statue più o meno nei pressi di piazza Domenico Picca.
Quindi la processione proseguì regolarmente dopo essersi ricompattata.
2014 - Allo stesso punto del giorno precedente durante la processione dei Misteri, in via Margherita di Savoia iniziò a piovere. Tutte le statue vennero tempestivamente coperte e si cercò comunque di proseguire per l’itinerario stabilito. Purtroppo il perdurare e l’intensificarsi della pioggia costrinsero la processione a deviare da via Sergio Pansini per via Domenico Picca fino a raggiungere il "Borgo" da dove, pur ancora coperte, tutte le statue raggiunsero la Chiesa del Purgatorio, rientrandovi con grande anticipo. Solo quando la Madonna arrivò davanti al sagrato della Chiesa del Purgatorio smise di piovere ed il cellophane che la aveva protetta fino ad allora venne tolto per permettere ai tantissimi fedeli presenti di poter dare un ultimo sguardo alla bellissima statua della Pietà.
Fortunatamente, dal 2014 ad oggi, la processione del Sabato Santo non ha vissuto più momenti sfavorevoli a causa della pioggia e si è sempre svolta regolarmente, eccezion fatta per i due anni (2020 e 2021) in cui non è uscita a causa della pandemia da Covid19.
Comunque, tralasciando i disagi subiti negli anni appena menzionati, non si possono ignorare alcune altre occasioni in cui la processione, pur essendosi svolta regolarmente, ha subito alcune variazioni di orario o addirittura (2006 e 2007) di chiesa dalla quale è uscita e rientrata.
Dal 22 luglio 2005 al 2 giugno 2007 infatti, a causa dei lavori di restauro alla Chiesa del Purgatorio, l'Arciconfraternita della Morte fu ospitata nella vicina Cattedrale.
Nel 2006 la processione uscì dalla Cattedrale alle ore 4:15 del mattino del Sabato Santo; prima di allora non era mai successo che la processione non fosse uscita dalla Chiesa del Purgatorio. Tale decisione venne presa in funzione della "Veglia Pasquale" che in Cattedrale inizia alle ore 22:45 del Sabato Santo; sarebbe stato poco opportuno infatti rientrare in chiesa appena un'ora prima della Celebrazione più importante dell'Anno Liturgico, senza poi considerare che non ci sarebbe stato materialmente il tempo di rimettere tutto quanto a posto dopo la processione. Anche l'itinerario, all'uscita, subì una variante nel senso che la processione anziché andare a sinistra per via Dante Alighieri, si diresse verso la Chiesa del Purgatorio per proseguire secondo il tradizionale percorso della Addolorata, cioè per via Amente, ritirandosi alle ore 14:30.
Nel successivo anno 2007 i tecnici che sovrintendevano i lavori di restauro della Chiesa del Purgatorio ne avevano previsto il termine entro la Pasqua, per cui l'Amministrazione dell'Arciconfraternita della Morte aveva disposto che la processione del Sabato Santo sarebbe uscita regolarmente dalla propria chiesa, escludendo il ripetersi della uscita notturna dell'anno precedente, non essendovene più il motivo. In conseguenza di ciò fu stipulato il contratto con la Banda Musicale secondo il solito orario e fu tutto organizzato secondo il normale svolgersi delle due processioni della Addolorata e della Pietà, pur prevedendo lo svolgersi di tutte le Funzioni Quaresimali in Cattedrale.
Purtroppo verso metà Quaresima ci si rese conto di essere stati troppo ottimisti quando gli stessi tecnici ritennero che, per motivi di sicurezza, la Chiesa del Purgatorio non sarebbe stata agibile per ancora qualche altro mese. A questo punto non restò che uscire nuovamente dalla Cattedrale, non più all'alba del Sabato Santo (perché nel frattempo molti elementi della Banda Musicale si erano impegnati a suonare al seguito di altre processioni nei paesi vicini), ma anticipando di un'ora la consueta uscita, in modo da guadagnare un po' di tempo per poter iniziare la Veglia Pasquale in Cattedrale alle ore 22.45. Pertanto la processione iniziò alle ore 10:15 per ritirarsi alle ore 20:30, percorrendo nuovamente via Amente all'uscita.
Il Venerdì Santo del 2015 le previsioni meteorologiche per il giorno successivo portavano pioggia nel tardo pomeriggio, nelle ore in cui la processione sarebbe dovuta essere in Via Margherita di Savoia. Volendo evitare che, per il quarto anno consecutivo, la processione fosse rovinata dalla inclemenza del tempo, gli Amministratori della Confraternita si assunsero la responsabilità di decidere all’ultimo momento, cioè nelle ore serali del Venerdì Santo, di anticiparne l'uscita alle ore 04:15 del Sabato Santo, con ritirata alle ore 14:00. Tale decisione, se da un lato provocò disagio a qualche Autorità cittadina, alla Forza Pubblica, ai componenti della Banda Musicale e, probabilmente, alla popolazione e ad alcuni confratelli, dall'altro si rivelò provvidenziale e lungimirante, in quanto verso le ore 17:30 la pioggia fece la sua comparsa, non disturbando affatto la processione, perché a quell’ora le Sacre Immagini erano già state riposte nella loro teca, in attesa dell’anno successivo.
Anche per il Sabato Santo 2016 le previsioni meteorologiche portavano pioggia nel pomeriggio, come nel 2015, motivo per il quale, con un atto di ancor maggior coraggio rispetto all'anno precedente, alle ore 13:00 del Venerdì Santo, subito dopo la ritirata dei cinque Misteri, l'Amministrazione dell'Arciconfraternita della Morte comunicò agli organi di stampa, e con ogni mezzo a disposizione della moderna tecnologia digitale, alla cittadinanza ed ai confratelli, che la processione sarebbe iniziata alle ore 00:15, con uscita della Pietà alle ore 01:00, così come fino al 1955, prima che entrasse in vigore il "Novus Ordo".
Nel 2023 l'orario di uscita della Pietà subì un nuovamente un anticipo, motivato dalle pessime previsioni del tempo nel pomeriggio del Sabato Santo e svolgendosi pertanto senza problemi dalle ore 04:15 alle ore 14:00.
Sempre bella è stata in più di tre secoli, ma è stato il 22 maggio 2016 il giorno in cui "la grande processione del Sabato Santo" si è manifestata in tutta la sua grandezza.
In occasione dell’Anno Giubilare della Misericordia, proclamato da Papa Francesco, iniziato l’8 dicembre 2015 e terminato il 20 novembre 2016, l’Amministrazione dell’Arciconfraternita della Morte, presieduta dal Priore Giuseppe de Candia, organizzò un pellegrinaggio penitenziale a Roma, portando al seguito la venerata Sacra Immagine della Pietà. Tale pellegrinaggio si svolse domenica 22 maggio 2016 e gran parte di quanto realizzato fu per merito dell'autorevole intervento, presso varie Autorità della Capitale, del confratello Vito Cozzoli, colà residente.
Furono organizzati undici pullman e rilasciati oltre 1.500 "pass" per l'accesso in Vaticano a tutti i partecipanti, confratelli, concittadini ed amici di altre città vicine e meno vicine, come i confratelli dell'Arciconfraternita dell'Orazione e Morte di N.S.G.C. di San Severo, dell'Arciconfraternita dell'Orazione e Morte di Vico del Gargano, della Confraternita della Pietà o Morte di San Nicandro Garganico e dell'Arciconfraternita del SS. Crocifisso di Sessa Aurunca.
Come in un sogno, la Pietà fu condotta processionalmente, con al seguito la banda che eseguiva le marce funebri, dalla Chiesa di S. Giovanni dei Fiorentini, attraverso il ponte di Castel Sant'Angelo e via della Conciliazione, fino a piazza S. Pietro da cui, dopo la benedizione del Papa, entrò nella Basilica per la porta principale e, dopo essere arrivata fin davanti al baldacchino del Bernini, ne uscì ritornando nella chiesa da cui era partita.
A questo punto c'è da porsi però un interrogativo.
La Settimana Santa 2025 è ormai alle porte e tra pochi giorni la venerabile Arciconfraternita della Morte riproporrà alla città di Molfetta la sua "grande processione del Sabato Santo" che, certamente e come sempre, sarà "grande" ma... altrettanto grande sarà ancora per quanto tempo?
Con la crescente involuzione dei costumi sociali a cui stiamo da ormai diversi anni assistendo e le prospettive non incoraggianti per il futuro della stessa umanità, che spazio avranno nei prossimi anni le nostre tradizioni della Settimana Santa? Sapranno le prossime generazioni di molfettesi custodire, coltivare e perpetuare nel tempo queste espressioni identitarie della più semplice e genuina anima del nostro popolo?
dott. Francesco Stanzione