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IL RUOLO DELLE CONFRATERNITE NELLA SETTIMANA SANTA MOLFETTESE

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Convegno presso la Basilica Cattedrale di Troia
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sul tema
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"CONFRATERNITE E SETTIMANA SANTA"
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Troia, 19 marzo 2011
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INTERVENTO DEL
DOTT. FRANCESCO STANZIONE
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Rivolgo innanzi tutto un doveroso quanto sentito saluto a tutti i presenti, in particolare al Vescovo S. Ecc.za Rev.ma Mons. Domenico Cornacchia, alle Autorità, al Parroco della Basilica Cattedrale, agli Amministratori e confratelli della Arciconfraternita del SS. Sacramento, della Confraternita dell' Annunziata e S. Leonardo e della Confraternita della Addolorata di questa illustre città di Troia nonchè ai rappresentanti delle altre Confraternite di Lucera.

Voglio poi sentitamente ringraziare il carissimo amico Nino Calamia per avermi dato la possibilità, per suo tramite, di essere qui questa sera.

Abbiamo appena finito di ascoltare la testimonianza del dott. Beppino Tartaro che ci ha illustrato una realtà, quale quella trapanese, in cui il ruolo di protagonista nella Settimana Santa, dal punto di vista organizzativo, compete principalmente alle maestranze o Ceti che dir si voglia.

In Puglia, salvo rari casi, fortunatamente non è così, in quanto l’ organizzazione dei Riti, delle Funzioni religiose e delle processioni della Settimana Santa è demandata per lo più alle Confraternite, sottoposte alla autorità Vescovile e quindi garanti del rispetto della Liturgia e delle direttive della Chiesa Cattolica.

Non voglio disperdermi in altre considerazioni, per cui entro subito nel vivo di quella che è la mia esposizione del ruolo delle Confraternite nella Settimana Santa molfettese.

A Molfetta, in verità, i riti della Settimana Santa non si limitano solo a quella che dappertutto viene indicata come la Settimana Maggiore, ma iniziano fin dall’ immediato cessare del Carnevale, si svolgono per tutta la durata della Quaresima e terminano pochissimo prima della grande Veglia Pasquale.

Infatti, già alla mezzanotte in punto tra il martedì di carnevale ed il mercoledì delle Sacre Ceneri, è l’ Arciconfraternita della Morte, della quale mi onoro di essere stato Priore per poco più di sei anni, dal 1° gennaio 2004 al 16 febbraio 2010, che da il via alle celebrazioni Quaresimali, con la processione della Croce.

Una grande Croce di legno dipinta di nero e riportante il volto, le mani e i piedi di Gesù Cristo, la stessa che aprirà in seguito i sacri cortei della Addolorata e della Pietà, esce dalla Chiesa del Purgatorio e percorre lo stesso itinerario delle processioni pasquali; la Croce è sorretta da un confratello della Morte incappucciato, con a lato altri due che reggono ognuno un fanale.

La processione, seguita da qualche migliaio di fedeli, incuranti del freddo della notte invernale, termina presso un tempietto di stile gotico detto Calvario, dove il Padre Spirituale dell’ Arciconfraternita della Morte pronuncia una breve omelia, seguita dalla benedizione.

Ciò detto, si può dire che la Quaresima e la Settimana Santa rappresentano il “momento forte” della attività di tutte le Confraternite molfettesi.

Ma quante e quali sono queste Confraternite?

A Molfetta sono attualmente attivi ben undici sodalizi confraternali: tre Arciconfraternite (SS. Sacramento, S. Stefano e la Morte) e otto Confraternite (S. Antonio, Immacolata, Visitazione, Loreto, Purificazione, Carmine, Buon Consiglio e Assunta).

Ognuna di queste partecipa più o meno attivamente a quella che è la Pasqua molfettese, sia nell’ ambito della sua sede (Rettoria o Parrocchia), sia intervenendo alle solenni ed austere processioni della Settimana Santa, che sono tre: la processione della Addolorata che si svolge il venerdì antecedente la Domenica delle Palme, un tempo detto di Passione; la processione dei Misteri che inizia alle ore 4,00 del mattino del Venerdì Santo e termina alle ore 13,00 circa e quella del Sabato Santo, detta anche della Pietà, che esce alle ore 11,15 e si ritira alle ore 21,30.

Ho sinteticamente sin qui accennato, nominandole soltanto, alle realtà confraternali che fanno da protagoniste nel periodo che stiamo esaminando e alle manifestazioni sacre (le processioni) nelle quali si manifesta, pubblicamente ed in maniera evidente, questo protagonismo.

Ma l’ attività delle Confraternite non si limita solo (anche se è ciò che crede qualcuno) ai riti esterni, per le motivazioni che sto per esporre.

Sarebbe infatti riduttivo, nonché inutile, una vita confraternale basata solo sul, mi si passi il termine, “condecorare” delle belle sfilate processionali, riducendosi solo ad un fatto di folclore e di tradizione, nel senso deleterio del termine, intendendosi per tradizione uno stereotipato ripetersi annuale di prassi e gesti privi di contenuto e di qualsiasi testimonianza allo spettatore.

Mi sia consentita una piccola divagazione … Come e quando sono sorte le processioni?

Sin dal Medio Evo erano frequenti le manifestazioni di devozione popolare mediante la recitazione, in forma di quadri teatrali in movimento, dei testi evangelici, primo fra tutti quelli della Passione di Gesù. Queste “performances” recitative erano anche chiamate “Misteri”.

Il diretto coinvolgimento dei fedeli nel racconto e l’uso dell’ ambiente esterno alla chiesa quale poteva essere il sagrato, per fare da sfondo al quadro narrativo, completato talvolta dalla costruzione di scenografie, erano caratteristiche innovative rispetto ad una liturgia tradizionale, e assai più efficaci nella proposizione esemplare del messaggio religioso.

Le sacre rappresentazioni costituivano un momento privilegiato di didattica religiosa per promuovere il messaggio della Redenzione.

Dopo il Concilio di Trento, svoltosi tra il 1545 e il 1563, si ebbe una azione moralizzatrice sui riti della Settimana Santa che mise al bando le sacre rappresentazioni, a causa delle soventi degenerazioni che intervenivano, facendo venir meno la corretta proposizione delle finalità a cui esse avrebbero dovuto tendere.

Alla drammaturgia teatrale si sostituì quindi quella figurativa delle processioni nelle quali il popolo, da spettatore di una azione svolta da attori, divenne egli stesso attore, prendendo parte attiva come elemento del corteo al seguito di una o più statue raffiguranti i Santi, la Madonna o Gesù Cristo.

Questa attiva partecipazione si rendeva evidente con il canto, la preghiera e persino con manifestazioni penitenziali che arrivavano fino alla flagellazione.

Oggi come oggi le finalità, se si vuole usare questo termine … “didattiche” delle processioni sono state un po’ offuscate da quella che potremmo chiamare “abitudine”. Ma non bisogna però trascurare l’ aspetto fondamentale legato alla “testimonianza” … nello specifico alla testimonianza di fede.

Come si rende testimonianza della propria fede durante una processione? Fondamentale è la correttezza del comportamento di chi vi partecipa, accompagnato dalla preghiera, che si estrinseca fondamentalmente nella credibilità di quello che si propone al popolo spettatore; ma come si arriva a questo? Non certamente con l’ indossare un abito, camice o divisa confraternale una volta l’ anno, reggendo un cero in mano, partecipando estemporaneamente a quella che altrimenti sarebbe solo una bella sfilata di statue a suon di musica.

Assolutamente non è questo il senso delle processioni in genere, e tanto meno di quelle della Settimana Santa.

Ritorniamo a questo punto al ruolo che le Confraternite svolgono a Molfetta durante la Settimana Santa.

Posso dire, con una punta di orgoglio, che nella nostra città non si giunge all’ atto finale delle processioni senza alcuna preparazione, ma attraverso tutta una serie di celebrazioni religiose a cui fa da contorno anche una azione di catechesi rivolta ai confratelli; in verità, lo svolgimento di una adeguata catechesi è un risultato che si è raggiunto da non molto tempo a questa parte, grazie alla oculatezza e perseveranza di alcuni Padri Spirituali di alcune confraternite che hanno svolto anche sulle altre una specie di “effetto trainante”.

Ogni anno, ad esempio, il Padre Spirituale dell’ Arciconfraternita della Morte, che conta più di mille iscritti, propone un tema che viene sviluppato la sera di ogni sabato di Quaresima; devo dire che in questa occasione la Chiesa del Purgatorio, sede dell’ Arciconfraternita, è gremita di confratelli.

Ugualmente nella Chiesa di Santo Stefano, sede dell’ Arciconfraternita omonima, si tengono altri incontri di catechesi.

Nello stesso periodo, queste due Arciconfraternite celebrano altre funzioni religiose durante le quali si fa ugualmente catechesi attraverso le omelie dei celebranti.

Queste celebrazioni sono rappresentate dal “Pio Esercizio in onore di Maria SS. della Pietà”, a cura dell’ Arciconfraternita della Morte, nelle prime quattro domeniche, e dai “Cinque Venerdì” a cura dell’ Arciconfraternita di S. Stefano, in ognuno dei quali viene considerato uno dei Misteri Dolorosi.

I confratelli che prestano il loro servizio a queste celebrazioni intervengono indossando sempre l’ abito di rito del rispettivo Sodalizio.

Inoltre, durante la settimana che precede il Venerdì di Passione, giorno in cui esce la processione della Addolorata dalla Chiesa del Purgatorio (parliamo quindi di Arciconfraternita della Morte) entrambe le due Arciconfraternite celebrano ogni sera quello che viene definito il “Settenario a Maria SS. Addolorata”. Ovviamente anche qui il celebrante, nella omelia, svolge un tema che rappresenta un forte momento di catechesi.

Alla processione della Addolorata che esce alle ore 15,30 e si ritira a mezzanotte in punto, partecipa la sola Arciconfraternita della Morte i cui confratelli incappucciati portano a spalla la Sacra Immagine della Vergine.

Ma durante tutta la Quaresima si svolgono anche manifestazioni analoghe presso le Confraternite, definite minori solo per il minor numero di aderenti rispetto alle due già menzionate, non già per differente dignità.

Infatti momenti di forte aggregazione comunitaria si svolgono presso la Confraternita di S. Antonio; ugualmente presso la Chiesa di S. Anna, ogni domenica si svolge il rito della Via Crucis a cura della Confraternita di Maria SS. della Visitazione.

In tutte le altre sono previsti momenti di preghiera comunitaria diversi da realtà a realtà.

Inoltre, alla Funzione dei Venerdì dedicati ai Misteri in S. Stefano, a cui ho appena accennato, vi è l’ intervento dell’ Amministrazione e quindi di una delegazione di ognuna delle Confraternite ai cui confratelli portatori viene affidato uno dei Misteri che compongono la processione del Venerdì Santo. Le cito ad una ad una.

La Confraternita di Maria SS. Assunta il venerdì dedicato alla Orazione di Gesù nell’ orto, la Confraternita di Maria SS. del Buon Consiglio il venerdì dedicato alla Flagellazione, la Confraternita di Maria SS. della Purificazione il venerdì dedicato alla Coronazione di spine, la Confraternita di Maria SS. della Visitazione il venerdì dedicato a Gesù che porta la Croce al Calvario.

L’ ultimo Venerdì, il Venerdì Santo sera, dopo la ritirata della processione dei Misteri, vede l’ intervento della sola Arciconfraternita di S. Stefano riunita a dare il suo ultimo omaggio alla sacra immagine del Cristo Morto, disteso sul suo cataletto illuminato da sei fanali in argento entro cui arde la fiammella di un lumino.

Sono passato alla celebrazione del Quinto Venerdì in S. Stefano, trascurando quella che è il simbolo della Settimana Santa molfettese: la processione dei Misteri.

Mi sarebbe piaciuto descrivere minuziosamente tale processione, unitamente alle cinque mirabili statue che la compongono, ma il tema di questa conferenza è costituito dalle confraternite e non dalle processioni.

Tuttavia, per rimanere in questo ambito, bisogna riferire che la processione dei Misteri è costituita da cinque statue lignee, la prima del 1858 e le altre quattro della prima metà del XVI secolo che, come già accennato, vengono affidate ognuna ad una confraternita: Cristo all’ orto alla Confraternita di Maria SS.Assunta, Cristo alla colonna alla Confraternita di Maria SS. del Buon Consiglio, Cristo alla canna alla Confraternita di Maria SS. della Purificazione e Cristo al Calvario alla Confraternita di Maria SS. della Visitazione.

La statua di Cristo Morto compete invece all’ Arciconfraternita di S. Stefano, organizzatrice della processione , i cui confratelli portano anche gli altri simboli quali la Croce, i due fanali ed il palliotto, posti in apertura del sacro corteo, ed il baldacchino ad otto aste che chiude in ultimo la lunga teoria dei processionanti, appena prima della banda musicale.

Anche la processione del Sabato Santo, a cura dell’ Arciconfraternita della Morte, i cui confratelli portano la statua della Pietà, vede l’ intervento di altre Confraternite i cui confratelli sono portatori delle altre sei statue dei personaggi della Passione.

Abbiamo quindi nuovamente le Confraternite di Maria SS. Assunta e di Maria SS. della Purificazione, che portano rispettivamente le statue di S. Pietro e di S. Maria Cleofe, la Confraternita di Maria SS. del Carmine che porta la Veronica, la Confraternita di Maria SS. di Loreto che porta S. Maria Salomè, la Confraternita della Immacolata che porta S. Maria Maddalena ed infine la Confraternita di S. Antonio che porta S. Giovanni, l’ ultima statua che precede quella della Pietà.

Anche in questa processione, come per quella dei Misteri, la Croce, i fanali, il palliotto ed il baldacchino vengono portati solo dai confratelli della Morte.

Poiché, ripeto, l’ argomento specifico del mio intervento non sono le processioni, a questo riguardo mi fermo, ma bisogna ancora riferire circa quello che avviene negli altri giorni della Settimana Santa.

Ritorniamo un pochino indietro.

Il Martedì Santo si svolge per le vie della Città Vecchia la Sacra Rappresentazione della Passione di Nostro Signore Gesù Cristo, organizzata da ormai diciannove anni consecutivi dalla benemerita Confraternita di S. Antonio.

Questa Sacra Rappresentazione, di raffinatissima sobrietà e molto diversa da tante "pacchianate" che si svolgono altrove e che servono solo a richiamare turisti, è una vera e propria testimonianza di fede e di preghiera collettiva; non è assolutamente uno spettacolo teatrale.

Essa è entrata ormai a far parte, a pieno titolo, della ritualità tradizionale della Settimana Santa molfettese.

Vengono rievocati dal vivo alcuni tra gli scenari principali dei momenti della Passione di Cristo: Cala Sant' Andrea (Ultima Cena), largo Chiesa Vecchia (processi di Caifa e Pilato), largo Municipio (testimonianze al crocifisso).

Al termine della scena ambientata in piazza Municipio, si snoda una processione con il Crocifisso che, percorrendo un paio delle antiche vie, si conclude presso la Chiesa di S. Antonio, sede della Confraternita.

Il Mercoledì Santo, con le statue dei Cinque Misteri già esposte in quello che popolarmente viene ancora chiamato Sepolcro, nella Chiesa di S. Stefano la omonima Arciconfraternita si riunisce per celebrare comunitariamente l’ antichissimo rito dell’ Ufficio delle Tenebre o Ufficio delle Letture.

E’ questo un momento di comune preghiera in cui nove cantori, praticamente designati a vita, tra cui il sottoscritto confratello anche di S. Stefano, eseguono le “Lamentazioni del Profeta Geremia”, alcuni brani del “Trattato di S. Agostino” e alcuni passi della “Prima Lettera di S. Paolo Apostolo ai Corinzi”. Al termine di questa antica e singolare celebrazione, così come previsto dai breviari di un tempo, “si fa un piccolo strepito” … che tanto piccolo poi non è perché si rumoreggia sbattendo per terra i piedi delle sedie.

Il Giovedì Santo è invece la giornata che vede protagonista l’ antica e venerabile Arciconfraternita del SS. Sacramento alla quale spetta l’ animazione della S. Messa in Coena Domini celebrata dal Vescovo in Cattedrale. A questa celebrazione intervengono anche i confratelli della Morte, di S. Stefano e della Visitazione, in abito di rito.

Al momento della Reposizione di Gesù nel Tabernacolo, per offrirlo alla adorazione dei fedeli, l’ ombrello viene portato da un confratello del SS. Sacramento, mentre a Gesù Eucarestia fanno da contorno, con un cero acceso in mano, i Priori delle quattro confraternite presenti.

L’ Arciconfraternita del SS. Sacramento è l’ unica, tra i sodalizi molfettesi, a non prendere parte alle processioni della Settimana Santa.

Ugualmente, il giorno successivo, il Venerdì Santo pomeriggio, la Funzione della adorazione della S. Croce in Cattedrale vede l’ intervento delle quattro Confraternite appena citate.

Sempre nella serata del Giovedì Santo, per le vie di Molfetta, molto animate per via della “visita alle sette chiese” da parte dei fedeli, è possibile vedere di qua e di là le file dei confratelli dei diversi sodalizi che, al seguito di una grande Croce, compiono anch’ essi la tradizionale visita ai Repositori, che personalmente preferisco chiamare ancora Sepolcri.

Ciò rappresenta uno spettacolo piuttosto inconsueto rispetto a quanto si vede oggi in giro per le nostre città, in quanto i confratelli sono tutti incappucciati; momenti di particolare suggestione si raggiungono allorquando si incontrano o si alternano davanti al SS. Sacramento due o anche più confraternite.

E’ veramente uno spettacolo che ti riporta ad altri tempi vedere entrare ed uscire dalle chiese queste Croci, questi incappucciati … ascoltare il canto del “Vexilla Regis Prodeunt” … pervadersi dell’ odore dell’ incenso che si confonde con quello delle violacciocche o delle fresie … tutte sensazioni che contribuiscono a far più profondamente riflettere sulla grande tragedia che sta per compiersi nella imminente giornata del Venerdì Santo: la Passione e Morte di Nostro Signore Gesù Cristo che precede la Resurrezione, punto di arrivo e nello stesso tempo di partenza della vita di ogni cristiano e quindi, in particolare, di ogni confratello.

A ciò voglio aggiungere che la scelta di fare una vita confraternale deve stimolare ad un ancor maggiore impegno a considerare la Resurrezione e quindi la Pasqua, come il punto di arrivo e di partenza della propria vita. Nessuno ci impone di diventare confratelli, ma se si sceglie di esserlo, tale scelta deve diventare un impegno di vita (in ogni suo aspetto … in famiglia, nel lavoro, nella società, per alcuni nella politica), tale da essere una testimonianza agli altri anche (e perché no?) con la partecipazione alle processioni della settimana Santa.

Con questa considerazione concludo il mio spero non noioso contributo a questo Convegno, ringraziando i presenti per l’ attento ascolto.

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------------------------------- dott. Francesco Stanzione