"L' Altra Molfetta" di marzo 2021
Articolo del dott. Francesco Stanzione
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Il
popolo italiano ebbe un sussulto di giubilo, credendo che con la caduta del
Fascismo i suoi guai sarebbero terminati ... invece ...
L'anno
scorso, a mezzanotte tra il 25 e il 26 febbraio 2020, a Molfetta iniziava la
Quaresima con la processione della Croce e mai nessuno avrebbe immaginato che,
giunti alla celebrazione del II Venerdì dedicato a Gesù alla colonna, presso la
Chiesa di Santo Stefano, tutto si sarebbe interrotto.
Non
seguirono le celebrazioni degli altri Venerdì, il Pio Esercizio a Maria SS.
della Pietà, nella Chiesa del Purgatorio, si fermò alla prima domenica e non si
svolse il Settenario a Maria SS. Addolorata con la conseguente processione del
Venerdì di Passione; durante il Giovedì Santo non furono allestiti i "Sepolcri" nelle chiese
cittadine e non si tennero la processione dei Misteri e della Pietà,
rispettivamente il Venerdì ed il Sabato Santo.
Emblematica
rimarrà nella storia locale l'immagine della grande Croce che apre le
processioni dell'Arciconfraternita della Morte, esposta sui gradini della
chiesa del Purgatorio nel tardo pomeriggio del Venerdì Santo con davanti, per
un momento di preghiera, il nostro Vescovo Mons. Domenico Cornacchia, in un "Borgo" completamente deserto
a causa del "lockdown".
Tutto
ciò perché una mai immaginata e mai immaginabile pandemia, ad opera di un nuovo
virus dal nome di Covid19, avrebbe messo in ginocchio la intera umanità,
contagiando milioni e milioni di persone ed uccidendone tantissime.
Ad un anno di distanza, con la solennità liturgica delle Sacre Ceneri, il 17
febbraio è iniziata un'altra Quaresima che, diversamente dalla precedente, non
ha visto nemmeno la processione della Croce e, fatte salve le tradizionali
funzioni in Santo Stefano e nel Purgatorio (riservate però ad un numero
contingentato di fedeli) non vedrà nuovamente svolgersi le processioni
dell'Addolorata, dei Misteri e della Pietà e, quasi sicuramente, l'allestimento
dei "Sepolcri", per evitare
assembramenti.
Sin
qui la realtà dei fatti, ma occorre, a mio modesto parere, fare qualche
riflessione, giacché non resta altro, partendo proprio da quanto ultimamente si
è visto e si è letto sui "Social",
questi mezzi digitali che permettono anche a chi ha una materia grigia
quantitativamente irrisoria di potersi esprimere al pari di tutti.
Prendiamo
lo spunto dalla pubblicazione del programma che l'Arciconfraternita della Morte
ha stilato e stampato per i propri confratelli e che, da essere destinato solo
a questi, è finito su alcuni siti internet locali prima e sulle relative pagine
facebook poi.
Al
momento non conosco come vi sia arrivato o chi lo abbia fatto arrivare, e sono
della opinione che non sarebbe dovuto essere diffuso oltre l'ambito
confraternale, ma quello che mi fa rimanere sconcertato è la veemenza degli
interventi ai "post",
soprattutto da parte di gente che con il tema "Settimana Santa" non ha niente a che fare, per scarsa
conoscenza o peggio ancora per disinteresse. Non ho la pretesa che tutti debbano
pensarla o agire come il sottoscritto, ma io di fronte a notizie su argomenti
che a me non interessano come lo sport, la musica leggera, le scelte delle
formazioni politiche locali (differenti dall'azione amministrativa) ed altro,
non intervengo; ciò perché non mi interessa scagliare la pietra in uno stagno
nel quale non vado né ad immergermi e né ad abbeverarmi.
Purtroppo,
ritornando al discorso dei "Social",
c'è gente che deve dire per forza la sua servendosi di una tastiera e facendosi
scudo di un monitor, per affermare la propria esistenza che altrimenti sarebbe
ignorata dal resto del mondo.
Lungi
da me bollare in maniera negativa e definitiva queste persone ma, al contrario,
proprio partendo dalle loro critiche (fondate o infondate che siano), ritengo
che quanti hanno veramente a cuore le manifestazioni di "Pietà Popolare" quaresimali e della Settimana Santa
molfettese, dovrebbero farne tesoro per evitare, da ora in poi, che se ne parli
in maniera impropria e per conferire loro una maggior credibilità, elemento
indispensabile per affrontare un futuro che sempre più propone materialismo e
illusorio edonismo.
Più
di qualcuno ritiene che questa pandemia da Covid19 trasformerà le tradizioni
popolari di ogni tipo in maniera radicale, fin quasi al loro totale
ridimensionamento, se non annullamento; io, per quanto pessimista
caratterialmente, sarei più fiducioso.
Questa
astinenza forzata di si spera non più di due anni, dovrebbe indurre invece
tutto l'ambiente confraternale e quanti si esprimono in maniera devota verso la
tradizione, a ripensarne l'approccio.
Senza
avere la pretesa di scandagliare l'animo di ognuno, perché questo può farlo
solo il Padre Eterno, almeno quando vi saranno le manifestazioni esterne, mi
auguro di non vedere più gente col sorriso stampato sulla bocca dall'inizio
alla fine delle processioni, inutili e teatrali abbracci e baci ad ogni piè
sospinto, capannelli in abito di rito con panini o sigarette tra le mani agli
angoli delle strade o presso i bar, frotte di camici e mozzette che salgono e
scendono di continuo dalle case di gente compiacente che ritiene, ospitando gli
amici in certe occasioni, di agire secondo quella che più che tradizione è una
cattiva abitudine ... potrei continuare ad enumerare parecchi comportamenti che
inducono chi non è dell'ambiente a dire: "ma
questi buffoni che fanno?".
Se
tutto ciò dovesse persistere, sono convinto che la "soluzione finale" di tutto sia alquanto prossima; al
contrario mai nessuno potrà sognarsi, di fronte a comportamenti autorevoli e
credibili, di metterne in dubbio la esistenza in un futuro che azzarderei a
definire anche remoto.
Mi
spiace di avere, con quanto scritto, urtato la suscettibilità di quanti possano
essersi sentiti chiamati in causa dalle mie parole, ma non posso farci niente,
d'altronde chi mi ha cortesemente chiesto di stilare una mia nota per l'inserto
sulla Settimana Santa de "L'Altra
Molfetta" di quest'anno, era stato debitamente informato che avrei
scritto solo quello che mi avrebbe dettato il cuore, uscendo anche dai soliti
schemi descrittivi ... e questo è stato il risultato.
D'altro
canto, da lettore anche io delle riviste cittadine, ritengo che ormai ripetere
ogni anno sempre le stesse cose e le stesse notizie, a volte addirittura
ricopiate, lasci ormai abbondantemente quello che suol definirsi "il tempo che trova".
Penso
infatti che sia finito il tempo della contemplazione del passato e di iniziare,
invece, ad adoperarsi fattivamente per recuperare proprio i valori di quel
passato, che sono stati la linfa vitale delle nostre tradizioni e che hanno
permesso loro di giungere (per fortuna a Molfetta, al contrario che altrove)
ancora intatte ai giorni nostri.
Prescindendo
da tutto quanto fin qui scritto, rimane purtroppo la triste realtà che vede una
intera umanità ancora sotto scacco, da parte di un essere invisibile quanto pernicioso.
Al
momento, pur essendo grazie a Dio lontani dal numero di morti causato nel
secondo conflitto mondiale (tra i 60 ed i 68 milioni), le vittime del Covid19
sono circa due milioni e mezzo, ma sicuramente di gran lunga superiori a quelli
di qualsiasi altra guerra combattuta sulla faccia della Terra dal 1945 in poi
e, nonostante la campagna vaccinale in corso, non si intravvede ancora la fine;
legittimo è il timore che anche la prossima Quaresima subirà le stesse
restrizioni attuali.
Per ora si può solo
dire, quindi: "la guerra
continua" ... ma non c'è alcuna manifestazione di giubilo da parte
degli italiani ed intanto un'altra Quaresima e Settimana Santa della nostra
vita stanno trascorrendo quasi inosservate.