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LA PROCESSIONE DEL SABATO SANTO DALLE ORIGINI AD OGGI


"L' Altra Molfetta" di Aprile 2011


Articolo del dott. Francesco Stanzione



La processione del Sabato Santo dalle origini ad oggi

Sono trascorsi ormai 55 anni da quando la statua di S. Maria Maddalena, opera del nostro grande concittadino Giulio Cozzoli, fu portata in processione per la prima volta, esattamente il 31 marzo 1956 (Sabato Santo), chiudendo un ciclo cinquantennale iniziato nel 1906 con la realizzazione della Veronica e lasciando per sempre un interrogativo: se Giulio Cozzoli non si fosse spento improvvisamente in quella notte del 15 febbraio 1957, il numero delle statue che compongono la processione del Sabato Santo si sarebbe fermato a sette, come attualmente, o secondo il suo più volte manifestato desiderio, il Maestro avrebbe convinto l’ Amministrazione dell’ Arciconfraternita della Morte ad aggiungere quella di S. Giuseppe di Arimatea, chiudendo così quel cerchio entro il quale si sono mossi tutti i personaggi protagonisti della Passione di Gesù Cristo?
Nessuno potrà mai dare una risposta; alcuni indizi porterebbe a pensare che tale pio desiderio si sarebbe prima o poi realizzato (esistono infatti diversi disegni su carta dai quali si evince un progetto del Maestro in tal senso).
A ben riflettere, la processione del Sabato Santo di Molfetta altro non è che il racconto visibile ed itinerante della Passione di Cristo, dal momento del rinnegamento di Pietro alla deposizione dalla Croce … manca solo il momento finale, che vide Giuseppe di Arimatea richiedere a Pilato il corpo esanime del Redentore per deporlo nel Sepolcro di sua proprietà.
Noi molfettesi del 2011 non possiamo fare altro quindi che ammirare, in tutta la sua bellezza iconografica e valenza religiosa, come è attualmente, quella che un ex Priore dell’ Arciconfraternita della Morte (1926/30), il cav. Giuseppe Peruzzi, definì in due suoi manoscritti “La grande processione del Sabato Santo”, immaginandola magari come sarebbe stata con la Pietà preceduta da S. Giuseppe di Arimatea e non da S. Giovanni …
E sempre rimanendo nel campo della immaginazione (ma non tanto, dal momento che ora iniziamo a parlare di storia e non di supposizioni) vorrei sottoporre al lettore una domanda.
Quanti molfettesi, “sedicenti” grandi patiti della Settimana Santa, si sono mai chiesti quando la processione del Sabato Santo ha avuto origine, da quante statue era composta inizialmente, quali erano queste statue … e come nei secoli è giunta sino ai giorni nostri?
Secondo me non molti, atteso che oggi come oggi si è presi solo dalla estemporaneità delle cose e degli avvenimenti, senza mai guardare nello “specchietto retrovisore” della vita.
Essendo, come dicevo prima, trascorsi ormai ben 55 anni da quando è divenuto definitivo l’ attuale assetto processionale, sono veramente pochi quanti ricordano ancora in processione le vecchie statue di S. Pietro, di S. Maria Salomè e della Maddalena, le ultime in ordine temporale ad essere sostituite da Giulio Cozzoli.
Pertanto diventa a questo punto interessante e necessario fare un balzo a ritroso nel tempo e ritrovarsi, ad esempio, agli inizi del Settecento.
A quell’ epoca una processione della Pietà si ha motivo di pensare che esistesse già; da quanto tempo non è dato di sapere, ma dagli atti della visita pastorale di Mons. Pompeo Sarnelli, Vescovo di Bisceglie, che il 4 giugno 1699 visitò la Chiesa di Santa Maria de Principe (o della Morte), risulta che l’ Arciconfraternita della Morte sicuramente già curava già il culto dei Dolori di Maria SS. in quanto al nome originario aveva sovrapposto quello di “Santa Maria del Pianto” … della Pietà, appunto. Inoltre sotto l’ altare, custodita da un vetro, si trovava una statua di Cristo Morto e nella chiesa vi erano altre immagini di Santi.
La prova storica dell’ esistenza di una processione è data però da quanto, sedici anni dopo, Mons. Fabrizio Antonio Salerni riporta durante la sua visita pastorale del 29 novembre 1715.
Nel corso di questa visita, risultò esservi nella Chiesa della Morte “una Croce grande per la processione del Venerdì Santo”, che si svolgeva nelle ore serali, con un certo numero di statue, dal momento che Mons. Salerni rileva anche la presenza di un armadio nel quale erano custodite le statue, mentre in uno stipes concavus c' era la statua lignea di Cristo Morto”. Inoltre “dall' inventario degli oggetti di proprietà della confraternita, presentato al vescovo per la visita reale, si ricava che vi fosse una statua della Madonna dei Sette Dolori, per la quale la confraternita possedeva una veste, un busto, due maniche, un velo e un manto; similmente per la statua della Veronica vi erano una veste, un busto, due maniche, un velo e il sudario; si conservavano anche due parrucche. Altre statue sono descritte come Cristo al Calvario e S. Maria del Pianto”.
Sulla base di quanto rilevato da Mons. Salerni nel 1715, Mons. Luigi Michele de Palma, nel suo preziosissimo volume “La Confraternita della Morte di Molfetta nei secoli XVII – XVIII”, edito dalla Tipografia Mezzina nel 1984, ipotizza che non si può stabilire nè escludere che anche la statua della Madonna dei Sette Dolori fosse portata in processione il Venerdì Santo. La presenza di questa statua avrebbe comunque un logico inserimento nel quadro delle immagini proposte dalla processione, poichè da una parte ci sarebbe il gruppo composto dal Cristo deposto tra le braccia di Maria, dall' altra l' incontro di Cristo che sale il Calvario carico della croce, con la Madre e una pia donna che, secondo la tradizione popolare, gli asciugò con un lino il volto ferito”.
Sempre Mons. Salerni, a proposito dell’ itinerario di questa processione, riporta altresì che la sera del Venerdì Santo esce dalla Chiesa della Morte per la strada di S. Lorenzo, va per la piazza, per il Salvatore, passa per la Catedrale, si avvia per S. Girolamo, per S. Pietro, per la Mente, esce per il Borgo, rientra per la Porta del Castello, e per li molini torna alla medesima Chiesa".
Da quanto sin qui scritto quindi, quella che è attualmente la processione del Sabato Santo, agli inizi del Settecento esisteva già ed era composta da almeno tre statue: la Veronica, Cristo al Calvario e la Pietà, con la probabile aggiunta della Addolorata, che ne porterebbe il numero a quattro.
Il 1° marzo 1739 avvenne un fatto straordinario: i confratelli (Priore un sacerdote, tale don Domenico Minervino) trasferirono processionalmente le statue dell’ Arciconfraternita della Morte dalla Chiesa di Santa Maria de Principe a quella del Purgatorio, in cui ancora oggi ha sede.
Mi piace a questo punto riferire in che maniera viene descritto questo trasferimento, secondo quanto si legge in un protocollo notarile del notaio de Leone, del 12 marzo di quello stesso anno: “con tanta solennità e festa, e specialmente con una solenne processione trasferendosi le statue di detta Arciconfraternita dalla Chiesa della Morte, in cui per lo passato la medesima è stata fissa, accompagnata detta Processione da tutti li Confratelli, dal Reverendissimo Signor Vicario, e da tutto il Popolo col suono di tutte le campane, e col sparo di moltissimi mortaretti e cannoni fu trasferita in detta Chiesa del Purgatorio”.
Mi viene da sorridere al pensiero di qualcosa di simile, nella notte tra il 1° ed il 2 giugno 2007, sotto la mia Amministrazione dell’ Arciconfraternita della Morte, allorquando le nostre attuali statue rientrarono nella Chiesa del Purgatorio, al termine del restauro di quest’ ultima, dopo due anni di permanenza nella Cattedrale.
In questa occasione, un nutrito gruppo di confratelli velocemente portò a termine il trasferimento delle statue, attraverso il centinaio di metri che separa la Cattedrale dal Purgatorio, sotto lo sguardo meravigliato di alcuni occasionali passanti che a mezzanotte si trovavano al Borgo.
Ma come avrebbe reagito la popolazione se tale operazione fosse stata eseguita processionalmente, con lo sparo di “moltissimi mortaretti”, come in quel 1° marzo del 1739?
Una cosa impensabile, addirittura sacrilega … eppure quasi tre secoli fa ciò è avvenuto, a dimostrazione che in ogni epoca ci sono dei parametri di valutazione diversi. Al contrario però di ciò non si vuole che accada in occasione della processione pasquale, il rientro della Pietà nella sua chiesa fu salutato da un fragoroso e lungo applauso …
Subito dopo il trasferimento nella Chiesa del Purgatorio, nella metà circa del Settecento, viene aggiunta alla processione la statua di S. Maria Maddalena, già dalla fine del Seicento patrona dell’ Arciconfraternita della Morte, in una posa che la ritrae penitente nel deserto, reggente una croce nella mano sinistra ed un teschio nella destra; ignoto ne è l’ autore.
Secondo quanto riportato in uno dei due manoscritti del cav. Giuseppe Peruzzi citati inizialmente, la processione nelle ore serali del Venerdì Santo dovette durare sin quasi alla fine del 1700. Infatti il Peruzzi scrive, basandosi sui Verbali dell’ Arciconfraternita attualmente presso l’ Archivio Vescovile, che l’ 8 settembre 1794, sotto il priorato del Notar don Domenico Visaggio, venne proposto al Vescovo Mons. Gennaro Antonucci di rivolgere al Tribunale Misto, sito nella capitale partenopea, una richiesta volta ad ottenere l’ assenso a spostare l’ uscita della processione dalle ore serali del Venerdì Santo alle ore antimeridiane del Sabato Santo. Il Vescovo accolse tale supplica e la inoltrò a detto Tribunale Misto il quale concesse il Regio Assenso in data 17 novembre 1795.
Da quell’ anno in poi, fino alla Pasqua del 1955, la processione sarebbe uscita a mezzanotte tra il Venerdì ed il Sabato Santo, divenendo a pieno titolo quella che è attualmente denominata come “processione del Sabato Santo”.
Nell’ Assemblea dei Confratelli del 12 aprile 1828, sotto il priorato di don Pasquale Introna, si decise di aggiungere alla processione la statua di S. Giovanni. L’ incarico di realizzare la statua dell’ apostolo prediletto da Gesù, fu affidato al grande artista napoletano Francesco Antonio Verzella, autore anche della Madonna del Buon Consiglio, dell’ Assunta e del S. Luigi che si trovano presso la chiesa di S. Gennaro.
Il S. Giovanni, acquistato per la somma di ottanta ducati, fu raffigurato con le mani congiunte e lo sguardo implorante rivolto verso l’ alto; incontrò un grande favore di popolo allorquando uscì in processione per la prima volta nella Pasqua del 1829, portato dalla Confraternita dell’ Immacolata.
Da quell’ anno la processione fu composta da cinque statue: la Veronica, Cristo al Calvario, la Maddalena, S. Giovanni e la Pietà.
Il 26 dicembre 1841 il Priore don Giovanni Antico, rimarcando la mancanza nella processione della grande figura di S. Pietro, principe degli apostoli, propose all’ Assemblea dei Confratelli di aggiungerne la statua, acquistandola per duecento ducati. La proposta fu accettata e il 12 marzo 1842, in occasione della Bussola per la designazione dei portatori delle Sacre Immagini , il Priore annunziò ai confratelli che da lì a pochi giorni la statua lignea di S. Pietro sarebbe arrivata da Napoli a Molfetta per poter essere portata in processione durante l’ imminente Sabato Santo. Si decise di affidare questa nuova statua alla Confraternita del Carmine.
S. Pietro fu raffigurato in atto di timore e pentimento per aver rinnegato Gesù e con il gallo accanto.
Dopo appena qualche anno, nel 1845 fu sostituita anche la vecchia statua della Veronica che inizialmente doveva essere un manichino rivestito, come si evince dal verbale della visita di Mons. Salerni del 1716 (“similmente per la statua della Veronica vi erano una veste, un busto, due maniche, un velo e il sudario”).
Inoltre in un inventario del 1814, in occasione del passaggio di consegne tra il Priore uscente Giuseppe Giannini ed il subentrante Pasquale Minutillo, si legge che tra le dotazioni e suppellettili dell’ Arciconfraternita vi era “un abito di velluto color granata per la Santa Veronica e un manto di seta color verde per la stessa Veronica”.
La storia di questa sostituzione vale la pena di essere brevemente riferita.
Infatti nel 1844 il Priore dell’ Arciconfraternita della Morte sig. Stefano Salvemini, chiese al priore della Confraternita del Carmine sig. Tommaso Antico, di cedergli la vecchia statua lignea della Madonna del Carmine, a suo tempo sostituita dall’ attuale Immagine vestita, opera del Verzella.
Ricevutone l’ assenso, le braccia della statua furono artatamente adattate a reggere il lino con impresso il volto di Gesù, in maniera tale da poter andare in processione nel Sabato Santo del 1845.
Per ottantasette anni quindi, dalla aggiunta di S. Pietro fino al 1929, la processione risultò essere composta da sei statue, non considerando la sostituzione di Gesù al Calvario con S. Maria Cleofe, come tra un po’ vedremo.
Intanto arriviamo senza altri mutamenti al 1906, data importante che segna l’ inizio del rifacimento di tutte le statue da parte del Maestro Giulio Cozzoli.
A questo proposito vi è da dire che la storia dell’ Arciconfraternita della Morte e della processione del Sabato Santo a Molfetta, da questo momento alla fine degli anni Cinquanta, si identifica praticamente con l’ attività artistica del Maestro Giulio Cozzoli. Questi infatti, molto amante anch’ egli delle nostre tradizioni della Settimana Santa, realizzò nel 1906 la prima della sette statue che attualmente compongono la processione e che percorse per la prima volta le strade di Molfetta nel Sabato Santo del 1907: la Veronica.
Nemmeno a farlo apposta, l’ ultima statua che si aggiunse alla processione nel 1845, fu proprio la prima ad essere sostituita.
Nel 1908 Giulio Cozzoli rifece il Cristo della Pietà che, pur essendo del 1700, non si confaceva come proporzioni ad una Madonna con quel viso bellissimo, essendo piuttosto piccolo come dimensioni.
Nel 1914, poiché la statua del Calvario rappresentava un doppione rispetto a quella cinquecentesca della processione dei Misteri del Venerdì Santo, organizzata dall’ Arciconfraternita di S. Stefano, l’ Arciconfraternita della Morte decise di eliminarla e di inserire al suo posto, nella sacra rappresentazione, la figura di una delle Pie Donne presenti sul Golgota, Santa Maria Cleofe. L’ incarico fu affidato sempre a Giulio Cozzoli ma, poiché la statua, pur bellissima, risultò essere leggermente più alta rispetto alle altre, lo stesso autore provvide a rifarla nel 1924, mentre nel 1927 realizzò quella di S. Giovanni, sostituendo la pur pregevole opera del Verzella, purtroppo corrosa dal tarlo.
Nel 1928 il Vescovo di Molfetta Mons. Pasquale Gioia espresse il desiderio, subito esaudito, di aggiungere alla serie delle sacre immagini del Sabato Santo, la statua di Santa Maria Salomè, in maniera tale da avere in processione tutte le tre Marie (Cleofe, Salomè e Maddalena).
Fu realizzata ad Ortisei, in Val Gardena, insieme ad una nuova statua della Maddalena (quella settecentesca era in condizioni ormai precarie). Questa nuova immagine di S. Maria Salomè, portò quindi il numero delle statue della processione da sei a quello definitivo di sette nel Sabato Santo del 1929.
Per quanto riguarda invece la statua della Maddalena, questa fu raffigurata in ginocchio sotto la Croce, ma non riscosse il gradimento della popolazione, che la ritenne come una nota stonata tra le altre statue in posizione eretta; andò pertanto in processione solo nel 1929.
L’ anno successivo (1930) fu sostituita da un’ altra in legno, sempre proveniente da Ortisei, che grosso modo richiamava nella postura quella precedente del 1700.
Si deve aspettare il 1948 affinchè l’ Arciconfraternita della Morte desse mandato nuovamente a Giulio Cozzoli di realizzare un’ altra statua di S. Pietro.
Ormai cinque statue su sette erano state realizzate dal Cozzoli, per cui si decise di dare uniformità alla processione, completando la serie con due nuove immagini di Santa Maria Salomè e di Santa Maria Maddalena, che andarono per la prima volta in processione rispettivamente nel 1953 e nel 1956.
Mi pare fuori luogo, in questa sede, ricordare le vicissitudini che portarono alla realizzazione della Maddalena attuale.
Il 1956 fu un anno indimenticabile per la nostra processione del Sabato Santo, per due motivi, uno fausto e l’ altro infausto.
Se da un lato segnò il completamento delle statue realizzate da Giulio Cozzoli, dall’ altro fu il primo anno in cui, a causa del Novus Ordo, la processione anzichè uscire all’ una di notte del sabato uscì a mezzogiorno, perdendo gran parte di quel misticismo che l’ uscita notturna le conferiva.
Da allora ad oggi l’ orario è rimasto questo, tranne nel 2006, anno in cui a causa dei lavori di restauro alla Chiesa del Purgatorio, la processione è uscita dalla Cattedrale alle ore cinque del mattino del Sabato Santo, per non intralciare il regolare svolgersi delle attività parrocchiali di quella giornata.
Quanto da me fin qui scritto ha voluto dare sinteticamente una idea della evoluzione della processione del Sabato Santo nei suoi ormai oltre tre secoli di vita, ma molto altro ci sarebbe da riferire sulle singole statue o sulla processione.
Di ciò ne parlerò nei minimi dettagli in un libro sulla Quaresima e Settimana Santa Molfettese, attualmente in fase di elaborazione, che prima o poi pubblicherò, con l’ obiettivo di riportare la verità laddove, negli ultimi anni, hanno scritto un sacco di sciocchezze persone non “addette ai lavori” che hanno recato offesa alla storia facendo solo disinformazione; la storia, quella vera, possono raccontarla solo i protagonisti di essa.
 
                     dott. Francesco Stanzione (Quaresima 2011)