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LE PROCESSIONI DELL' ARCICONFRATERNITA DELLA MORTE

"La Città - Liberal" di
Marzo 2010
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Articolo del dott. Francesco Stanzione
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--------- Nell' ambito della Pasqua molfettese, l' Arciconfraternita della Morte e la Chiesa del Purgatorio occupano una posizione di primo piano.
Infatti, nell' arco temporale che va dal primo giorno di Quaresima al Sabato Santo, l'Arciconfraternita della Morte organizza ben tre processioni rispetto all'Arciconfraternita di S. Stefano che ne organizza invece solo una, quella dei Misteri del Venerdì Santo.
Della prima, che si svolge nella notte tra l’ ultimo giorno di Carnevale ed il Mercoledì delle Ceneri, si è già parlato.
Vediamo ora le altre due processioni, cioè quelle dell’ Addolorata e del Sabato Santo, detta della Pietà.

Venerdì di Passione – L’ Addolorata
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Il Venerdì che in Spagna viene definito Viernes de Dolores, dalle sei del mattino fino alle undici, nella Chiesa del Purgatorio vi sono S. Messe ogni ora.
A mezzogiorno la chiesa viene chiusa e si procede alla preparazione della Sacra Immagine dell’Addolorata; infatti alle ore 15,30 finalmente il portone viene spalancato per dare inizio alla tanto attesa processione.
Precedono tre giovanotti in frak chiamati Stradari: essi aprono il sacro corteo.Segue il Paliotto, che è l’insegna dell’ Arciconfraternita della Morte, nero con stelle in oro, indi la Croce con a latere i due fanali; questi simboli vengono retti da giovani confratelli incappucciati.
Subito dopo segue lo stendardo della Associazione Femminile, le Socie ed i Confratelli. Tutti reggono un cero.
Intanto la banda esegue nella mezzora che precede l’ uscita della Madonna le marce funebri “I funerali di A. Manzoni” e “Jone”.
Poco prima delle 16,00 viene portato fuori il baldacchino, sorretto da otto confratelli, da sotto il quale, dopo essere stato innalzato, passerà il simulacro della Addolorata, portata a spalla da quattro confratelli anch’essi incappucciati. Le note della marcia funebre “Sventurato”, del molfettese Vincenzo Valente, accompagnano l’ uscita della Vergine.La processione si dirige subito in Molfetta Vecchia, uscendone dall’Arco, per proseguire il suo lungo itinerario, che si svolge comunque tutto nella parte più antica della città.
Tutto terminerà intorno alla mezzanotte, dopo otto ore di processione, quando la Madonna rientra in chiesa con le note dello Stabat Mater.
E’ importante rilevare che durante l’itinerario, vi sono molti punti fissi in cui vengono suonate sempre le stesse marce funebri, come ad esempio “Fatalità” quando la Madonna esce dall’arco della città vecchia, lo “Stabat Mater” in via Annunziata ed alla ritirata, il “Simon Boccanegra” in piazza Cappuccini, il “De Candia” in via Margherita di Savoia e così via.
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Sabato Santo – La Pietà
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Il Sabato Santo alle 11,15 si spalanca il portone della Chiesa del Purgatorio e, con le stesse modalità dell’Addolorata, incomincia a prendere corpo quella che viene definita la processione della Pietà che però non si dirige nella città vecchia ma procede diritta per via Dante, chiamata il Borgo.
Apre il solito quartetto di musicanti, seguito dagli Stradari, dal Paliotto e dalla Croce con i due fanali; subito dopo la statua di San Pietro, portato dalla Confraternita di Maria S.S. Assunta.
A seguire la Veronica, portata dalla Confraternita del Carmine, S. Maria Cleofe, portata dalla Confraternita della Purificazione, S. Maria Salomè, portata dalla Confraternita della Madonna di Loreto, S. Maria Maddalena, portata dalla Confraternita dell’Immacolata e S. Giovanni, portato dalla Confraternita di S. Antonio.Durante l’uscita delle Statue, la banda suona prima la marcia funebre “Gatti” e poi “Perduta”.A mezzogiorno la banda intona le note della marcia “Dolor”, allorquando compare sul sagrato della chiesa la monumentale immagine della Pietà, portata dai confratelli della Morte.
La lunga fila dei confratelli della Morte è chiusa dai tre componenti l’Amministrazione (Priore, 1° e 2° Componente) che precedono immediatamente la banda.Dopo “Dolor” viene eseguita la marcia “Patetica”, dinanzi alla casa del suo compositore Francesco Peruzzi, e la processione si inoltra per lo stesso itinerario di quella del venerdì precedente.
Alla ritirata, prevista intorno alle ore 21.30, la statua della Pietà viene portata a spalla dai sacerdoti, in cotta e stola, che la prendono in consegna poco dopo il mercato del pesce, in via Dante, in un punto chiamato “Chezzelicchie”, dal nome di un bar lì esistente moltissimi anni addietro.
Le note dello “Stabat Mater” suggellano la fine della Settimana Santa molfettese, allorquando dopo la Pietà vengono ritirate in chiesa le altre statue in ordine inverso a quello dell’ uscita e il portone viene immediatamente chiuso.
Quello che avviene poi nella Chiesa del Purgatorio, quando vi rimangono solo gli addetti ai lavori che sono l’Amministrazione, alcuni confratelli di sua fiducia ed alcune socie “superstiti” dopo la grande fatica dell’ intera giornata del sabato Santo, è qualcosa che se ci si pensa a distanza di tempo, viene spontanea la domanda: “ma come ce la facciamo, dopo tante ore di processione?”.
Infatti in tutta fretta, mentre le signore dell’Associazione dell’Addolorata e le mogli degli Amministratori spogliano la Pietà degli abiti della processione e la rivestono con quelli ordinari, alcuni confratelli smontano dalle basi le altre Statue e le ripongono nella loro teca. Contemporaneamente altri provvedono a riporre tutto il resto: bisogna tra l’altro smontare dalle basi e riporli delicatamente, per non romperli, tutti i fanali, smontare il baldacchino e ripiegarlo per conservarlo, idem per il paliotto … insomma quello che può definirsi il colpo di grazia, dopo tanta fatica, comunque necessaria per preparare la Chiesa per la S. Messa della Resurrezione che verrà celebrata dopo poche ore, alle 11,00 del mattino.
A parole ciò sembra facile ma, dopo dieci ore di processione, e tenuto conto che queste operazioni iniziano all’ incirca alle ore 23,00 (perché dalla chiesa devono uscire tutti gli estranei, cosa che non è facile e non sempre viene recepita da tutti) e terminano a volte anche verso le 2,00 di notte, quando insorgono inattese difficoltà.
Un lungo anno deve a questo punto passare, prima di rivivere quelle stesse emozioni che ciclicamente segnano la vita di tanti appassionati di questa nostra grande e bellissima tradizione che è la Settimana Santa molfettese.
Avrete sin qui notato che, nel parlare delle Processioni, sono stato molto dettagliato e, a questo proposito, voglio rimarcare che il resistere alle ingiurie dei nostri tempi da parte di queste tradizioni, è dovuto proprio alla pedissequa ripetizione, anno dopo anno, di tutti i particolari riferiti (funzioni, gesti, musiche ed itinerari).Rimuovere anche uno solo di questi tasselli, significherebbe iniziare un’opera che, un po’ alla volta, nel tempo, potrebbe essere demolitrice.
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--------------------- dott. Franco Stanzione