.

MAURANGELO COZZOLI NEI RICORDI DI UN EX PRIORE DELL'ARCICONFRATERNITA DELLA MORTE


"L' Altra Molfetta" di novembre 2016

Articolo del dott. Francesco Stanzione
________


Ogni molfettese degno di essere appellato tale conosce sicuramente il grande scultore Giulio Cozzoli e quali siano (a parte il monumento ai Caduti nella I Guerra Mondiale) le sue opere più conosciute in questa città ... le statue della Passione, gelosamente custodite dall’Arciconfraternita della Morte presso la Chiesa del Purgatorio.
Giulio Cozzoli morì il 15 febbraio 1957, ma una parte di lui è rimasta in vita fino al 20 settembre 2016 nella persona del meno conosciuto nipote Maurangelo, figlio di suo fratello.
In questa data, infatti, Maurangelo Cozzoli ha lasciato questo mondo andando a ricongiungersi con quello zio, tanto amato e, oserei dire, venerato, la cui memoria lo ha accompagnato per tutta la vita.
Senza entrare nel merito di cenni biografici sulla persona di Maurangelo Cozzoli, e rimanendo nell’ambito delle opere legate alla Settimana Santa realizzate dallo “zio Giulio”, come affettuosamente ancora oggi il grande scultore è chiamato in famiglia, bisogna ricordare che, a partire dalla statua di S. Pietro (1948) per finire alla Addolorata (1958), egli ha avuto un ruolo di grande rilievo nel portarle a termine. Maurangelo assistiteva infatti suo zio quando questi creava le sue opere, apprendendone tecnica ed anche segreti, al punto che, proprio nel caso della statua della Addolorata, essendo lo scultore morto, come già detto, il 15 febbraio 1957, fu egli stesso a completarne l’opera.
Questa, che come la Vergine della Pietà consiste in un manichino vestito, fu commissionata nel 1956 dai coniugi Sergio ed Antonetta Magarelli, residenti negli Stati Uniti, per donarla all’Arciconfraternita della Morte, come tangibile segno di devozione alla Madonna. Giulio Cozzoli iniziò la realizzazione della testa della Madonna, ma ne intervenne la morte prima che fosse completata.
A terminarla fu proprio Maurangelo Cozzoli, rifinendone il volto e portandone a termine non solo la struttura da vestire con l’abito di velluto nero, ma anche le mani e i piedi, onorando quindi l’impegno preso con i coniugi Magarelli e permettendo che, nel Venerdì di Passione del 1958, la nuova statua dell’Addolorata potesse essere portata in processione.
Il legame di Maurangelo con la memoria dello “zio Giulio” si è reso evidente nel completamento del gruppo della Deposizione che può ammirarsi attualmente a Molfetta, nel Museo della Fabbrica di S. Domenico.
La traduzione in bronzo dorato di questa monumentale opera di Giulio Cozzoli, dal modello in gesso iniziato nel 1931 e terminato nel 1945, si deve all’impegno in prima persona del nipote, che vi ha dedicato molti anni della propria vita dal 1971 (trasferimento dal Palazzo Cappelluti ad una Fonderia Artistica di Verona) al 1985 (ritorno a Molfetta).
Chi scrive ha conosciuto personalmente Maurangelo Cozzoli nel gennaio 2008 in occasione della manifestazione “Maria Maddalena lo sguardo ritrovato”, svoltasi nella Chiesa del Purgatorio quando ricopriva la carica di Priore dell’Arciconfraternita della Morte, nel corso della quale fu esposta al pubblico, in prima assoluta, la statua della famosa “Maddalena scandalosa”.
Nella circostanza egli rivide, a distanza di ben trentasette anni, le statue che compongono la processione della Pietà, realizzate dallo “zio Giulio”, esprimendosi testualmente con questi termini: “Qualche volta portatele in processione sotto la pioggia e fatele sciogliere completamente, così non esistono più”.
Queste statue, a seguito di una processione che il Sabato Santo del 1971 si svolse interamente sotto la pioggia, furono restaurate nel 1981, alterandone la cromia, in una tale maniera che Maurangelo, non riconoscendole più come l’Autore le aveva create, non volle più vederle.
Queste parole furono la spinta decisiva alla attuazione del progetto che avevo in mente sin dal primo momento del mio insediamento come Priore: il loro restauro.
Pochi mesi dopo l’episodio citato e quasi al termine della mia Amministrazione dell’Arciconfraternita della Morte, su indicazione del carissimo amico Prof. Gaetano Mongelli, docente universitario di Storia dell’Arte presso l’Ateneo barese nonché il più grande studioso e conoscitore delle opere di Giulio Cozzoli, mi rivolsi al laboratorio di restauro in Andria dei bravissimi Valerio Jaccarino e Giuseppe Zingaro.
Il risultato fu eccezionale ed è attualmente sotto gli occhi di tutti; al di là delle fisiologiche critiche e dei dissensi che non mancano mai in queste occasioni, a sancire la perfetta esecuzione dei lavori fu lo stesso Maurangelo Cozzoli.
In occasione della presentazione al pubblico delle statue restaurate, lo invitai a rivederle e ad esprimere il suo giudizio.
Premise, prima di entrare nella cosiddetta “Stanza delle Statue”, che molto difficilmente il suo sarebbe stato un giudizio positivo, anticipando che parametro della sua valutazione sarebbe stato il S. Giovanni.
Appena entrato il suo sguardo andò a cercare proprio l’apostolo prediletto da Gesù e, illuminandosi in volto, sorridendo esclamò: “Questi sono proprio i colori che ha fatto lo zio!”.
Posso con tutta certezza dire che, al di là ogni giudizio di merito del mio operato come amministratore, queste parole sono state la più grande ricompensa al mio diuturno impegno di ben sei anni alla guida del Venerabile Sodalizio di Maria SS. della Pietà, vulgo della Morte.
Spero, con questi due “aneddoti”, di aver dato il mio modesto contributo a ricordare Maurangelo Cozzoli a chi lo ha conosciuto e a farlo conoscere a quanti non lo hanno conosciuto, per onorare la memoria di una persona che, senza clamori ed in silenzio, ha fatto giungere a noi opere del suo illustre “zio” che, altrimenti, sarebbero state incomplete o che non avremmo mai visto.

                                    dott. Francesco Stanzione