.

DE PASSIONE DOMINI NOSTRI JESU CHRISTI SECUNDUM MELPHICTAM


 Presentazione dei volumi

Auditorium del Museo Diocesano di Molfetta

Molfetta, 21 febbraio 2015


INTERVENTO DELL'AUTORE 
DOTT. FRANCESCO STANZIONE


Subito dopo la Pasqua del 2010 (la prima dopo essere stato Priore dell’Arciconfraternita della Morte), durante uno dei miei frequenti momenti di nostalgia della Settimana Santa, nacque in me il desiderio di realizzare e pubblicare qualcosa di “mio” sulle tradizioni pasquali molfettesi, qualcosa che raccontasse come queste fossero da me viste e vissute.
Non avendo esperienza in questo campo, molte furono le marce indietro che questo proposito ebbe a subire, ma alla fine prevalse l’obiettivo iniziale; fu così che, nella serata del 12 gennaio 2013 e nella elegante cornice di un gremitissimo Auditorium del Museo Diocesano di Molfetta, fu presentato il mio primo libro dal titolo, non a caso, “La mia Settimana Santa”.
Di questa pubblicazione, realizzata quasi esclusivamente per mio “diletto”, poiché scrivere è sempre stata una mia passione, sono andate esaurite tutte le copie entro la Pasqua dello stesso anno, andando così oltre ogni mia più rosea previsione. Non essendo stato possibile in seguito soddisfare le molte ulteriori richieste di copie del volume, ho iniziato quindi a pensare ad una ristampa, coerentemente con il duplice scopo iniziale già esposto nella precedente edizione ma che ritengo essenziale ribadire:

Evitare che nel tempo si perda la cognizione di come questi antichi riti sono arrivati a noi, nella loro integrità, di come correttamente devono svolgersi e conseguentemente essere tramandati nel rispetto della più rigorosa ortodossia.

Se così non fosse, nel tempo le “tradizioni” subirebbero a poco a poco mutamenti che le snaturerebbero, rendendole tutt’altra cosa; ovviamente il rispetto delle “tradizioni” non deve prescindere dal tenere conto dell’epoca in cui si vive, ma è importante che il “rituale” mantenga inalterato lo spirito per il quale è stato istituito e che sia sempre nel solco della “Tradizione” della Chiesa Cattolica.

Raccontare dalla mia diretta testimonianza, senza condizionamenti da parte di altri del mio tempo, quello che è la Settimana Santa celebrata a Molfetta ai giorni nostri, distinguendo quello che è corretto dalle interferenze nocive che nell’ultimo cinquantennio hanno rischiato di contaminarla, nonché di far luce su alcuni aspetti poco conosciuti di essa. 

Ristampare tal quale “La mia Settimana Santa” mi è sembrata però una operazione più commerciale che finalizzata alla divulgazione del contenuto; inoltre mi sono reso conto del fatto che, per diversi motivi, quanto riportato non era stato dal mio punto di vista nemmeno esaustivo del vastissimo argomento affrontato, per cui (“fare per fare”, come si suol dire a Molfetta) ho ritenuto di rivoluzionarne “in toto” l’impostazione.
Innanzi tutto ho riproposto l’argomento non più in chiave personale ma come cronista che riferisce più asetticamente possibile un avvenimento; ho poi introdotto altri argomenti non trattati precedentemente ma strettamente inerenti, partendo dal presupposto che ciò che per me rappresentano la Quaresima e la Settimana Santa è fondamentalmente il modo in cui tutta la mia città vive questo periodo, essendo io stesso molfettese.
Pertanto è da questo punto di vista che ho voluto riparlarne: da molfettese.
Sulla base di ciò, e poiché tutto quanto avviene a Molfetta, dal Mercoledì delle Ceneri fino a Pasqua, altro non è che la messa in scena sul palcoscenico della città, del racconto evangelico della “Passione e Morte” di Gesù Cristo, ho chiamato il nuovo volume “De Passione Domini Nostri Jesu Christi secundum Melphictam” (La Passione di Nostro Signore Gesù Cristo secondo Molfetta) proprio per stigmatizzare come il popolo molfettese, alla sua maniera, ha voluto da secoli celebrare i momenti che hanno portato alla Redenzione dell’umanità.
Qualcuno si chiederà perchè ho usato il latino nel titolo: la motivazione è duplice. La prima è che la lingua latina mi è parsa più adatta a dare una continuità tra il passato ed il presente di quanto descritto; la seconda è, molto più semplicemente, perché sono un appassionato estimatore del latino e mi è sembrato più eufonico tale titolo.
Ho voluto poi dedicare questo mio lavoro alla memoria del dott. Mario Saverio Cozzoli, scomparso nel 2009, del quale ho un vivo ed indelebile ricordo come amico e come grande appassionato dei riti della Settimana Santa, immancabile a tutte le celebrazioni e processioni che seguiva assiduamente pur risiedendo a Roma.
L’ aumento degli argomenti trattati, rispetto alla precedente edizione, ha comportato un conseguente notevole aumento delle pagine per cui si è reso necessario realizzare l’opera in due volumi.

Il sottotitolo del primo è: Luoghi, protagonisti e strumenti della Passione a Molfetta.
Tutto quanto avviene a Molfetta nel periodo che va dal primo giorno di Quaresima alla Domenica di Pasqua, altro non è altro quindi che una sacra rappresentazione di quegli eventi accaduti duemila anni or sono; una “performance” della Passione di Cristo a Molfetta che vede come “Luoghi della Passione” la parte più antica della città ed in particolare la zona compresa tra la Chiesa del Purgatorio e la Chiesa di S. Stefano.
“Protagonisti della Passione” molfettese sono in assoluto le Confraternite, in particolare l’Arciconfraternita della Morte e l’Arciconfraternita di S. Stefano a cui è demandato il delicato compito di illustrare gli eventi sacri al popolo, mediante la loro testimonianza di fede, basata su riti tramandati ormai da quasi quattro secoli. Inoltre (con rischio di contestazione) è il caso di dire che le stesse “Statue” delle due Arciconfraternite, pur essendo inanimate, assurgono al ruolo di attori e quindi di “Protagonisti della Passione”, per il grande legame affettivo che il popolo molfettese ha nei loro confronti, al punto che molti sono coloro che le considerano come persone; ci si rivolge in preghiera a quei Cristi, a quelle Madonne, a quei Santi, in maniera confidenziale come fossero persone vere in carne ed ossa (miracolo della fede e non idolatria, come qualche agnostico potrebbe sentenziare).
E poi, dopo tutto, quelle “Statue” rappresentano davvero tutti i principali attori della tragedia del “Golgotha”: Gesù (i cinque Misteri), la Madonna (l’Addolorata e la Pietà), gli Apostoli (S. Pietro e S. Giovanni) e le Pie Donne (la Veronica, S. Maria Cleofe, S. Maria Salomè e S. Maria Maddalena).
Inoltre la tradizione popolare definisce “Strumenti della Passione” quegli oggetti attraverso i quali meglio si comprendono gli eventi: il “calice” (orazione nell’orto), la “colonna” (flagellazione), la “canna” e la “corona di spine” (derisione di Gesù), la “croce” (ascesa al Calvario) il “gallo” (rinnegamento di Pietro), il “sudario” della Veronica (incontro con le Pie Donne), i “chiodi” (la crocifissione) … il “vasetto di unguento” di S. Maria Salomè (la sepoltura) …
Nella “Passione secondo Molfetta” i veri “Strumenti della Passione”, quelli attraverso cui le Confraternite e le “Statue” testimoniano ai fedeli il loro Vangelo itinerante per le vie cittadine, sono le “Processioni” e “Le Marce Funebri”; le prime raggiungono l’animo attraverso la vista, le seconde attraverso l’udito, in un incomparabile e sublime connubio di arte e musica.
Volendo andare oltre è il caso di dire, per chi sa cogliere certi aspetti, che tutti i cinque sensi contribuiscono a far vivere pienamente la Pasqua molfettese: l’odorato attraverso il profumo dei fiori dei “Sepolcri” e della natura che si risveglia dopo l’inverno, il gusto attraverso i piatti e i dolci tradizionali tipici del periodo, ed infine la piacevole sensazione fisica che provocano i primi tiepidi, se non a volte caldi, raggi del sole primaverile.
A margine del primo volume vi è un “excursus” sui diversi anni che, nell’ultimo settantennio, hanno avuto il maltempo come protagonista principale dei giorni in cui si svolgono le processioni.

Nel secondo volume, il cui sottotitolo è Quaresima, Settimana Santa e Pasqua a Molfetta, vi è una proposizione molto dettagliata di tutto ciò che avviene a Molfetta da pochi giorni prima della Quaresima fino alla Settimana Santa e alla Domenica di Resurrezione, compreso usanze e riti meno ufficiali quali la “Quarantana” e la cosiddetta “Ave Maria alla Madonna”, senza nemmeno trascurare le tradizioni “gastronomiche” legate a questo periodo e la Solennità liturgica del “Corpus Domini”, che è in fondo strettamente legata alla giornata del Giovedì Santo in cui fu istituita da Gesù stesso l’Eucarestia.
Ciò premesso e per dare il senso di come, anche se in maniera popolare, Molfetta vive le sue tradizioni pasquali coerentemente con la Liturgia ufficiale della Chiesa Cattolica, ho voluto introdurre ogni giorno della Settimana Santa con “passi” del Vangelo secondo l’Apostolo Matteo, corredandolo di immagini di dipinti famosi sul tema (perché l’arte è, con la musica e la poesia, tra le attività umane che maggiormente avvicinano a Dio, somma bellezza), ed accostare ad ogni evento descritto altri riferimenti evangelici di Marco, Luca e Giovanni.
A completamento di ciò ho inserito una descrizione dei luoghi reali della Terra Santa in cui si è svolto ognuno degli episodi della “Passione e Morte” di Gesù.
Ampio spazio ho riservato alla descrizione del culto popolare ai Dolori di Maria Santissima, fin dalle origini; sono state anche minuziosamente riportate tutte le celebrazioni liturgiche del periodo che si svolgono in Cattedrale e nelle Parrocchie, e molto più spazio è stato dato alle foto, in quanto nel nostro tempo l’immagine è, ormai, ancor più incisiva dello scritto.
Tutto ciò che con grande passione e fatica ho scritto mi auguro che possa essere di stimolo, per quanti lo leggeranno, a vivere la Quaresima e le nostre bellissime processioni della Settimana Santa nel raccoglimento, nella preghiera e nel silenzio, affinchè possano esse stesse essere credibili e divenire veicolo di speranza anche per chi non crede.

Concludendo quanto sin qui detto su quello che in ultimo può essere considerato (absit iniuria verbis) una sorta di “Vangelo secondo Molfetta”, è doveroso fare alcune considerazioni.
La cosiddetta “Pietà Popolare” dei molfettesi ha saputo ordire nei secoli una trama di assoluta bellezza attorno agli ultimi momenti della vita terrena di Nostro Signore Gesù Cristo, giunta quasi intatta ai nostri giorni grazie alla pedissequa ripetizione, anno dopo anno, di ogni particolare riferito (funzioni, gesti, musiche ed itinerari); rimuovendo anche uno solo di questi tasselli significherebbe iniziare un’opera che un po’ alla volta, nel tempo, potrebbe essere demolitrice.
Sappiano, a questo proposito, coloro che in futuro gestiranno le istituzioni preposte allo svolgimento dei riti e delle processioni, che tutto quanto descritto in questo volume è esattamente ciò prevede il rigido “protocollo” che ne è alla base e che qualsiasi variante motivata solo da “capricci” personali, non potrà fare altro che apportare danni alla tradizione.
Questo è un concetto ricorrente ogni volta che mi si presenta l’occasione di parlare delle tradizioni legate alla Settimana Santa.
Un altro concetto che mi sta altresì molto a cuore e che a quanto precedentemente affermato è strettamente legato, è che pur nella loro eccellente cornice (Sacre Immagini di grande valore artistico, suggestività dei riti, luoghi nei quali questi si svolgono) le tradizioni pasquali molfettesi potranno ancora avere un futuro solo se rimarranno ancorate saldamente a quei valori di fede cristiana che ne hanno costituito le originarie motivazioni.
Nel momento in cui (attualmente il rischio è purtroppo molto grande), atteggiamenti non consoni ed un approccio superficiale basato solo su apparenza e non sostanza, dovessero prevalere in queste manifestazioni, tutto si sfalderebbe in breve tempo, riducendolo ad un mero apparato coreografico da “Pro Loco” o “Azienda di promozione Turistica”, capace di suscitare solo momentanee emozioni piuttosto che costituire il punto di riferimento di una intera vita. Spero che una attenta lettura di questo volume contribuisca a scongiurare che ciò avvenga.

dott. Francesco Stanzione