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UN' EMOZIONE CHE DURA IN ETERNO


"IL PUNTO" - Speciale Corpus Domini 2012 Campobasso



Articolo del dott. Francesco Stanzione


Parlare dei Misteri di Campobasso, o anche semplicemente descriverli, è diventata ormai una impresa ardua, giacchè ad oggi fiumi di parole e di inchiostro sono stati versati su questo evento; il rischio di essere inutilmente e banalmente ripetitivi è sempre in agguato.
Ho avuto modo di conoscere i Misteri attraverso il web, ormai pieno zeppo di articoli e filmati su questo argomento, ma come è facilmente immaginabile, tra il virtuale ed il reale di differenza ne passa tantissima.
Abissale è infatti la differenza che passa tra il sentir parlare dei Misteri o vederli in foto o in un filmato, e viverli in prima persona.
Non a caso ho usato il termine “viverli” anziché “vederli”, perché i Misteri di Campobasso non son fatti per essere visti, ma per essere vissuti, a motivo del potere che essi hanno di coinvolgere chiunque li ammiri nella loro frenetica e travolgente corsa.
Quando nel 2009 sono venuto per la prima volta a Campobasso nel giorno del “Corpus Domini”, ho parcheggiato verso le ore 7 del mattino nei pressi della stazione ferroviaria e, non conoscendo la via più breve per giungere al Museo dei Misteri, ho involontariamente percorso al contrario lo stesso itinerario che di lì a poche ore questi avrebbero compiuto. In tutta sincerità posso dire di essere arrivato al Museo con un certo senso di delusione, perché mi aspettavo di trovare una città già entusiasticamente pronta all’evento che stava per verificarsi, invece ho riscontrato un’atmosfera piuttosto sonnecchiante, quasi che nulla stesse per accadere.
Tutto è cambiato quando, dopo un paio d’ore di attesa al di qua del cancello del Museo, questo si è aperto e, quasi immediatamente, è stato portato fuori il primo Mistero di S. Isidoro, di corsa, per la ripida salita che porta sulla strada.
In quell’istante ho visto i Misteri prendere vita … i bambini vestiti da angeli sembravano svolazzare come uccellini, accompagnati dalle note del Mosè di Rossini e da uno scroscio di applausi; i volti della gente si sono illuminati all’ improvviso e, devo dire, sarà stata la sorpresa della prima volta, complice l’inevitabile coinvolgimento in quella atmosfera di spontaneo e semplice entusiasmo, mi sono commosso a tal punto che mi si sono inumiditi gli occhi, quasi a farmi scappare una lacrima.
Inaspettatamente mi sono anche sentito come a casa, quasi che anch’ io fossi un campobassano, totalmente rapito dal calore trasmesso da quella circostanza che si rinnova annualmente, sempre apparentemente identica a se stessa, con l’ordinata sequenza di quei quadri viventi chiamati Misteri.
Nemmeno il tempo di poter ammirare il primo Mistero e già S. Crispino lo spinge a fare un’ulteriore corsa per permettere anche a S. Gennaro, Abramo e Maria Maddalena di guadagnare la strada.
La comparsa di S. Antonio Abate porta alle stelle il generale entusiasmo allorchè il diavolaccio inizia con i suoi versi a tentare una inossidabile “tunzella” che imperterrita continua a farsi vento col ventaglio e ad ammirarsi nello specchio.
Questo Mistero coinvolge a tal punto la gente da non farle quasi notare che l’Immacolata Concezione gli è già alle spalle.
Intanto escono in successione S. Leonardo, S. Rocco e l’ Assunta e nuovamente l’ atmosfera si accende di ancor maggiore entusiasmo alla comparsa di S. Michele che sovrasta tre diavoloni che ne dicono di tutti i colori.
Seguono i Misteri di S. Nicola e del Sacro Cuore che ha però la triste sorte che non fa in tempo ad uscire che già i più lo abbandonano, correndo verso il centro storico per vedere nuovamente dall’inizio la sfilata.
L’ attraversamento della parte antica di Campobasso rappresenta sicuramente il momento più bello e coinvolgente di questa che processione non può definirsi, ma è piuttosto una sacra rappresentazione itinerante che travolge tutto e tutti al suo veloce passaggio. Nelle strette vie della città vecchia i Misteri entrano quasi nelle case, attraverso le finestre dalle quali a sua volta, chi vi si affaccia, porge caramelle e dolciumi ai sorridenti angioletti vincolati agli “ingegni” concepiti dal Di Zinno nel lontano 1740.
E’ però all’uscita dal centro storico che i Misteri ricevono l’abbraccio totale dei campobassani che fanno ala al loro passaggio attraverso vie più larghe, in numero sempre maggiore, fino a diventare una folla a dir poco oceanica quando tutti e tredici si ritrovano allineati sotto il balcone del Municipio, dal quale il Vescovo impartisce loro la benedizione.
Siamo ai momenti finali. Dopo la benedizione i Misteri si riavviano verso il Museo dal quale erano partiti qualche ora prima, lasciando a chi li ha visti la loro immagine nella mente per alcune ore ancora, ma io direi anche giorni … oserei dire addirittura tanti quanti ne dovranno passare per giungere alla solennità del “Corpus Domini” dell’anno successivo.
Chi ha la fortuna di conoscere i Misteri infatti, se ne innamora a prima vista e per sempre perché, al di là dell’emozione che trasmettono, che come tale svanisce dopo un po’, hanno il carattere della esperienza vissuta che lascia quindi il segno, destinato a durare.
Ecco perché i Misteri di Campobasso possono essere a buon diritto considerati una emozione eterna.

dott. Francesco Stanzione