"IL PUNTO" - Speciale Corpus Domini 2013 Campobasso
Articolo del dott. Francesco Stanzione
Articolo del dott. Francesco Stanzione
In occasione della solennità liturgica del Corpus Domini, l’amico
Giovanni Teberino mi rivolge ancora una volta l’invito ad esprimermi su quello
che, da non campobassano, è comunque per me uno degli appuntamenti più attesi
dell’anno: la Sagra dei Misteri.
Ovviamente a ciò non posso sottrarmi, sia per onorare l’amicizia con
Giovanni Teberino, colonna portante di questa “tradizione”, che per il piacere di argomentare su una
manifestazione a cui tengo molto.
Questa volta però, rispetto agli anni scorsi, voglio soffermarmi su un
aspetto non a tutti noto, soprattutto a quanti assistono alla sfilata dei
Misteri dai bordi delle strade, provenendo da fuori Campobasso: ciò che avviene
all’interno del Museo dei Misteri prima della processione.
Ho usato il termine “processione”
perché, al di là del folclore che la Sagra dei Misteri esprime, essa
rappresenta per i campobassani un vero e proprio momento di “pietas popolare” e di catechesi
comunitaria, propedeutico al ben più importante evento pomeridiano di quella
stessa giornata: la processione del Corpus Domini, in cui sarà Gesù Cristo in
persona a ripercorrere quelle stesse strade.
Non a caso, da in po’ di anni a questa parte, poco prima della uscita
in strada dei Misteri, all’interno del Museo viene celebrata una S. Messa,
officiata dall’Ordinario Diocesano, a stigmatizzare che quanto sta per
realizzarsi non è una qualsiasi sfilata ad uso turistico, ma una testimonianza
di fede ininterrottamente tramandata dal 1748, grazie alla abilità di Paolo
Saverio Di Zinno, dal popolo di Campobasso.
Ed è proprio durante la celebrazione della S. Messa che, a mio parere,
ai gruppi viventi che stanno per prendere forma, viene conferito quell’alito
vitale che gli consente di far entusiasmare, commuovere, riempire di orgoglio
di appartenenza alla comunità e (perché no?) anche “convertire” lo spettatore-attore della manifestazione.
Ho sempre sostenuto che i Misteri, senza la simbiotica sinergia del
pubblico, non sarebbero la stessa cosa, perché se è vero che nella loro corsa
sfrenata vanno incontro alla gente, è altrettanto vero che in essi penetra
tutta l’anima del popolo; quella dei Misteri non è infatti una corsa tra due
ali di folla, è invece una ricerca di vero e proprio impatto con la folla,
nella quale mescolarsi ed assumerne lo spirito.
Una volta fuori dal centro storico, i Misteri si trasformano, in un
certo senso “dilagando” tra strade e
piazze più larghe e diventando ognuno di quanti sono presenti nella enorme
marea di gente; è impossibile non essere da loro coinvolti e travolti.
Ritornando al discorso iniziale quindi, parrebbe proprio che il
Vescovo, durante la celebrazione eucaristica, conferisca ai Misteri quello
stesso alito di vita che il Creatore dette ad Adamo, dopo averlo plasmato dalla
terra; Adamo era qualcosa di inerte e solo da quel momento in poi assunse forma
e dignità umana (… allora il Signore Dio
plasmò l'uomo con polvere del suolo e soffiò nelle sue narici un alito di vita
e l'uomo divenne un essere vivente - Genesi 2,7).
Qualcosa di simile avviene nel Museo dei Misteri al termine della S.
Messa.
Gli “Ingegni” del Di Zinno,
fino ad allora inerti, iniziano ad animarsi e a prendere forma appena dopo la
benedizione ed il congedo da parte del Vescovo che li ha consacrati a
trasformarsi in messaggio Cristiano per le vie della città, mediante la
personificazione di Maria Maddalena, apostolo degli apostoli, di S. Gennaro,
esempio del martirio per la fede, di S. Nicola, ponte ideale tra cattolici ed
ortodossi, di S. Michele, implacabile combattente contro il maligno, degli
altri Santi e di tutti i Cori Celesti rappresentati dalle anime innocenti dei
tanti bambini vestiti da angioletti che fanno loro da contorno.
I Misteri sono tredici, un numero che potrebbe essere interpretato
come la somma di Gesù, che chiude la processione con il tredicesimo Mistero del
Sacro Cuore, più i dodici apostoli, tra i quali Maria Maddalena ha preso il
posto del traditore Giuda, consacrati quindi tali dal Vescovo, e vengono “catapultati” tra le genti (di
Campobasso) ad annunziare la Parola, coinvolgendo e “convertendo”.
Ma evidentemente gli stessi Misteri devono aver “coinvolto” il Vescovo, consacrandolo a loro volta “campobassano” perché, ascoltandone con
attenzione le omelie, ho sempre letto in esse una grande comprensione ed
immedesimazione in un sentire popolare dopotutto molto diverso, come tradizioni
e cultura, dalle sue origini trentine.
Anche da questo si può dedurre la “vitalità”
dei Misteri?