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LE MUSICHE DELLA SETTIMANA SANTA


Concerto di Marce Funebri

Chiesa di S. Domenico

Bitonto, 21 marzo 2015

INTERVENTO DEL DOTT. FRANCESCO STANZIONE

Prima di ogni altra cosa voglio ringraziare il mio carissimo amico maestro Leonardo Lattanzio che mi ha onorato, forse indegnamente (ovviamente da parte mia) dell’invito ad intervenire nel corso di questo pregevole concerto di Marce Funebri. Ugualmente ringrazio e saluto la confraternita organizzatrice, il Monte dei Morti della Misericordia ed i suoi portatori e, per la cortese ospitalità, l’Arciconfraternita del Rosario, in cui ho diversi amici, in primis il priore Pasquale Acquafredda.
In ultimo, ma non per ultimi, ringrazio e saluto i presenti che mi ascolteranno per non più di tre minuti e mezzo, permettendo comunque ai musicisti di riposarsi un po’.
In occasione delle celebrazioni che si svolgono durante la Settimana Santa, ed in particolare il Venerdì Santo, la musica riveste un ruolo di primissimo piano. Infatti, in questa occasione, la banda assume quel ruolo di protagonista assoluta, scandendo i ritmi e le emozioni delle lentissime processioni che accompagnano le statue e le effigi dei Misteri.
Per le vie delle nostre città, assorte nella comprensione della tragedia del Golgotha, si eleva il canto straziato dei flicorni, lo squillo potente delle trombe che ricorda il giorno del Giudizio Finale, il lugubre lamento dei clarinetti, l’incedere regolare e terribile dei bassi, il tutto scandito dall’incessante risuonare dei colpi della grancassa e del tamburo.
La forma musicale che ha saputo esprimere il compianto della Passione in ogni sua possibilità espressiva è sicuramente la marcia funebre, che ha ereditato e rielaborato una tradizione millenaria di canto luttuoso. Nel repertorio di marce funebri della Settimana Santa, ed in particolare quelle che oramai fanno parte della memoria storica di intere generazioni, ricordiamo brani celebri come la Marcia Funebre della sonata n.2 op.35 di Fryderyk Chopin, la Jone di Enrico Petrella, Una lagrima sulla tomba di mia madre di Alberto Vella, Pianto Eterno di Pasquale Quatrano e tante altre.
Nel momento della rievocazione della Passione e della Morte di Cristo l’intera collettività si ripiega su se stessa in un processo di spontanea identificazione tra vicenda sacra e vicenda personale. Il dolore della Madonna è vissuto ed interiorizzato da ogni madre privata dell’affetto del suo figlio, ed ogni figlio rivive lo strazio dell’allontanamento dai suoi cari genitori. Ed è la musica che conduce passo dopo passo, con i suoi toni lugubri e disperati, sordi e malinconici, ogni individuo lungo questa via crucis dell’anima, che è percorso nel dolore, nella memoria, nella contrizione, nel pentimento del singolo uomo.
La marcia funebre si rivela, in questo modo, non strumento accessorio ma parte integrante del rito nella sua complessità.
Tutto ciò esprime perfettamente ciò che le marce funebri suscitano nel nostro popolo, profondamente legato alle tradizioni pasquali, indipendentemente dalla estrazione sociale, cultura o tendenza politica. L’ascolto di esse, anche in periodi diversi dalla Quaresima, riporta alla mente le proprie origini ed affetti familiari, soprattutto in quanti vivono lontani dalla città natale e che in tanti vi ritornano solo in occasione della Pasqua, tanto è vero che il famoso proverbio “Natale con i tuoi e Pasqua con chi vuoi” potrebbe benissimo essere convertito in “Pasqua con i tuoi e Natale con chi vuoi”.
Moltissimi sono i residenti fuori città o all’estero che, andando via dal paese natale, dopo le festività pasquali, portano con se un CD musicale delle nostre marce funebri da riascoltare nei momenti di maggiore nostalgia.
Ebbene, quanto fin qui detto avviene, così come descritto, anche a Ruvo di Puglia, a Taranto, a Molfetta ed ovviamente nella vostra Bitonto.
Questo concerto vi sta proponendo la esecuzione di brani caratterizzanti ognuna di queste città scelte non a caso, in quanto hanno un comune denominatore; in tutta la Puglia sono le uniche a possedere un repertorio di marce funebri avente carattere prettamente locale.
Se, con la attuale globalizzazione anche in campo musicale, forse la sola Taranto presenta marce funebri che altre realtà limitrofe stanno cercando di fare proprie (vedi  proprio “Mamma” di Luigi Rizzola o “Tristezze” di Giacomo Lacerenza), senza tema di smentita si può dire che quelle suonate a Molfetta, a Ruvo e a Bitonto, le si possono ascoltare solo nei loro luoghi di origine; Molfettesi sono infatti i Valente, Calò e Peruzzi, come Ruvesi sono i fratelli Antonio ed Alessandro Amenduni, e Bitontini sono Michele Carelli e Pasquale La Rotella.
Questo non è un fatto limitativo, come qualcuno sprovvedutamente potrebbe obiettare, ma un motivo di ricchezza e di esclusività di ognuna delle realtà citate, un qualcosa di distintivo di cui sentirsi orgogliosi.
Pertanto ben vengano eventi musicali come quello di stasera, ai quali attribuire una valenza esclusivamente culturale, allo scopo di ampliare i propri orizzonti ed appagare la propria sete di conoscenza, ma vi prego … lo dico da molfettese amante di tutte  le marce funebri, senza distinzione di provenienza … facciamo in modo che le marce di Molfetta vengano eseguite solo durante le processioni di Molfetta, che quelle di Bitonto  (in particolare quelle di Carelli) vengano eseguite solo durante le processioni di Bitonto ed idem dicasi per Taranto e Ruvo.
Manteniamo, almeno in campo musicale, la nostra identità. E’ bello, andando fuori da ognuna di queste città, sentirsi dire: ehhhh … voi avete un patrimonio musicale della Settimana Santa davvero eccezionale!
Grazie per l’ascolto.

                          dott. Francesco Stanzione