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I "SEPOLCRI"


"L' Altra Molfetta" di aprile 2017

Articolo del dott. Francesco Stanzione
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Dalle ore 17.00 circa del Giovedì Santo, poco prima che nella vicina Cattedrale inizi la S. Messa in “Coena Domini”, le chiese del Purgatorio e di S. Stefano sono già aperte per dare ai fedeli la possibilità di visitare i “Sepolcri” nei quali sono rispettivamente esposte le statue della Passione di Giulio Cozzoli e i cinque Misteri.
Fin dall’apertura di queste due chiese, la fila dei fedeli è tale da richiedere, da parecchi anni, la presenza di giovani volontari, anche confratelli, addetti a regolare l’ingresso in esse, evitando la calca e permettendo una visita più tranquilla.
Presso S. Stefano presta servizio, per un paio di ore, il quartetto di musicanti che esegue quasi interrottamente il tradizionale “ti-tè”; tutto ciò mentre in Cattedrale è ancora in corso la S. Messa in “Coena Domini”.
Verso l’imbrunire, sul piazzale antistante la chiesa di S. Stefano, a cura dell’Arciconfraternita omonima, la banda esegue il tradizionale concerto di marce funebri a piè fermo, nel quale vengono suonate generalmente le sei marce che contraddistinguono la processione dei Misteri: “Conza Siegge”, “Palmieri” e le quattro di pertinenza esclusiva dell’Arciconfraternita di S. Stefano (“Amleto”, “Ultimo Addio”, “Povera Rosa” ed “Elena”).
Chi ha l’animo predisposto a vivere la Settimana Santa anche attraverso i suoni ed i profumi, non può non apprezzare l’atmosfera che viene a crearsi, ascoltando le note delle marce funebri, nel buio della sacrestia di S. Stefano e ammirando i Misteri esposti nel “Sepolcro”, circondati da fiori e candele, avvolti da una nuvola di incenso e storace.
Sempre nella serata del Giovedì Santo, per le vie di Molfetta, molto animate per via della “visita alle sette chiese” da parte dei fedeli, è possibile vedere di qua e di là le file dei confratelli dei diversi sodalizi che, al seguito di una grande Croce, compiono anch’essi la tradizionale “visita ai Repositori”, che ancora oggi tutti chiamano“Sepolcri”.
È inconsueto, rispetto alla quotidianità della vita odierna, vedere i confratelli tutti incappucciati; momenti di particolare suggestione vengono a crearsi allorquando si incontrano, o si alternano davanti al SS. Sacramento, due o anche più confraternite.
È veramente uno spettacolo che ti riporta ad altri tempi vedere entrare ed uscire dalle chiese queste Croci, questi incappucciati … ascoltare il canto del “Vexilla Regis Prodeunt” … pervadersi dell’odore dell’incenso che si confonde con quello delle violacciocche e delle fresie … tutte sensazioni che contribuiscono a far più profondamente  riflettere sulla grande tragedia che sta per compiersi nella imminente giornata del Venerdì Santo: la Passione e Morte di Nostro Signore Gesù Cristo che precede la Resurrezione, punto di arrivo e nello stesso tempo di partenza della vita di ogni cristiano e quindi, in particolare, di ogni confratello.
C’è un suono particolare che la sera del Giovedì Santo è però scomparso.
Fino agli inizi degli anni settanta infatti, era consuetudine che all’ingresso delle chiese, durante la visita al “Sepolcri”, uno o due giovani della “Compagnia di S. Vincenzo” (meglio conosciuta come “Conferenza di S. Vincenzo”) raccogliessero offerte per i poveri battendo in continuazione il coperchio di una cassettina di legno, quasi ad invitare i fedeli a fare la carità; quel rumore secco che veniva provocato era quasi il simbolo “sonoro” del Giovedì Santo.
Purtroppo tutto ciò è venuto meno ormai da tanti anni e sono sicuramente pochissimi quanti ne conservano il ricordo.
Verso le ore 23.00 la Chiesa di S. Stefano viene chiusa per permettere, dopo aver “smontato il Sepolcro”, di disporre i cinque Misteri per la processione che inizierà da lì a quattro ore circa.
Non si può concludere la descrizione del Giovedì Santo a Molfetta senza fare cenno a quelli che potremmo chiamare  i “Sepolcri domestici” o “fatti in casa”.
Sono molti, infatti, gli appassionati della Settimana Santa che osservano ancora l’usanza di realizzare i “Sepolcri” in casa con le statuette in terracotta che, già dal Venerdì di Passione, è possibile acquistare dagli ambulanti presso il sagrato della Chiesa del Purgatorio o della Cattedrale; sono semplici riproduzioni di quelli che vengono allestiti nelle chiese del Purgatorio e di S. Stefano che hanno tutte un denominatore comune: il grande amore per le tradizioni pasquali molfettesi.
È da registrare positivamente che negli ultimi anni un sempre maggior numero di giovani è stato contagiato dalla abitudine di ricreare il fascino dei “Sepolcri” nelle proprie abitazioni; ciò fa ben sperare per il futuro.
Anche alcuni molfettesi residenti fuori città o all’estero seguono questa tradizione, quasi a rappresentare una specie di cordone ombelicale che li mantiene legati alla terra di origine. 

                         dott. Francesco Stanzione