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MILLE CUORI, UN SOLO AMORE

"IL PENDIO" - di ottobre 2014
La Voce della Confraternita di Maria SS. Addolorata e San Domenico di Taranto

Articolo del dott. Francesco Stanzione

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Settembre è un mese caro a tutti gli innamorati di quella donna eccezionale che è Maria, la Madre di Gesù, perché oltre alla solennità del giorno 8 in cui si celebra la Sua nascita, il 15 dello stesso mese ricorre la solennità liturgica della Beata Vergine Addolorata.
Maria infatti, nata dall’amore umano tra Anna e Gioacchino come tutti noi comuni mortali, è venerata nel mondo cattolico sotto tanti titoli che vanno da quelli più universali quali Immacolata  o Assunta, di Lourdes o di Fatima, a quelli più locali quali Madonna di Corsignano (Giovinazzo) o dello Sterpeto (Barletta), per rimanere nell’ambito della nostra Puglia.
Quello però che la avvicina maggiormente alla natura umana è senza ombra di dubbio il titolo di Maria SS. Addolorata, che la consacra, attraverso il grande dolore per la Passione e Morte di suo Figlio, non soltanto Madre di Dio, ma Madre nostra.
E’ dalla croce che Gesù affida Maria a Giovanni, che in quel momento rappresenta tutta l’umanità, ed è sotto quella stessa croce che Maria, in quel muto ed attonito atteggiamento che Jacopone da Todi definisce semplicemente come “stabat” diventa Madre di tutti gli uomini.
Si stabilisce quindi, tramite l’umano dolore di Maria, un intimo rapporto tra noi e Lei, un rapporto che a volte supera quello tra madre e figli naturali, che si sublima in un affetto ed in una venerazione che supera ogni immaginazione e che nel contempo non si può spiegare.
Questo è ciò che provano i confratelli e le consorelle che a lei si sono affidati nel momento della loro investitura e per i quali, andare al seguito della Sua Sacra Immagine durante il Pellegrinaggio del Venerdì Santo o della processione settembrina in occasione della sua solennità liturgica, ha un po’ il senso di quello stare sotto la croce, cioè di starle accanto, seguirla e godere solo di quell’intimo e silente rapporto che si stabilisce con Lei, cercando di rendere più lunghi possibile questi momenti.
Anche la cosidetta “nazzicata” dei confratelli che hanno l’onore grandissimo di reggere la Madonna sulle spalle o di accompagnarla in coppia o reggendo la “Troccola” o la “Croce dei Misteri” per le vie di Taranto,   che può sembrare all’occhio del profano un movimento esasperante, altro non è, in fondo, che un voler ricreare quella sensazione che il bambino prova quando viene cullato dalla mamma;
è quasi un voler ribadire a Maria come si sta bene accanto a Lei.
La Madonna Addolorata che si venera nella Chiesa di S. Domenico Maggiore a Taranto è tra le più note non solo in Puglia, ma in tutto il meridione d’Italia per cui, esattamente dal 1984, quasi ogni anno ho voluto assistere alla sua processione del mese di settembre, giacchè nella mia Molfetta la processione della Addolorata è solo quella del Venerdì di Passione, antecedente la Domenica delle Palme.
Sin dalla prima volta il mio approccio a questa processione non è stato quello del turista o del curioso, ma del confratello devoto alla Gran Madre di Dio, e non ho mai fatto differenze tra la Sacra Immagine di Molfetta e quella di Taranto, perché la grandezza dell’amore materno di Maria verso i suoi figli sta proprio nella universalità di quel senso di benessere che Lei trasmette quando Le si è davanti o più semplicemente la si invoca.
Non solo, ma conoscendo nel tempo tanti altri confratelli di Lei follemente innamorati, mi sono reso conto di come tra questi e con questi si stabilisce subito un rapporto di fratellanza impensabile in altre circostanze, per cui veramente si può dire che mille cuori diventano un solo amore.
L’amore per Maria venerata sotto il titolo di Addolorata ed il Suo amore per noi è tale, che solo con le parole di un sommo poeta può essere descritto:

Qui se’ a noi meridiana face
di caritate, e giuso, intra’  mortali,
se’ di speranza fontana vivace.

Donna, se’ tanto grande e tanto vali,
che qual vuol grazia e a te non ricorre
sua disianza vuol volar sanz’ali.

La tua benignità non pur soccorre
a chi domanda, ma molte fiate
liberamente al dimandar precorre.


dott. Francesco Stanzione